Cosa aspetta il consiglio disciplinare dei giornalisti a radiare Adinolfi?


Nel testo unico dei doveri del giornalista viene sancito che il loro iscritto «presta attenzione a evitare stereotipi di genere, espressioni e immagini lesive della dignità della persona» e «si attiene a un linguaggio rispettoso, corretto e consapevole».
Pare dunque in palese violazione del codice deontologico un Mario Adinolfi che si riferisce a Giovanni Ciacci parlando de «il gay» mentre etichetta Elenoire Ferruzzi come «il trans» in quel suo divertirsi a parlare al maschile delle donne transessuali con l'evidente fine di istigare gli omofobi alla discriminazione.



Che c'entra il fatto che Ciacci sia gay e spesso antagonista della comunità lgbt con i fatti descritti? Perché Adinolfi non cita gli eterosessuali coinvolti, quasi non volesse neppure cercare di far finta che quello non sia solo un pretesto per invitare odio contro un gruppo di persone?

Per questo motivo sarebbe auspicabile un intervento del Consiglio disciplinare di Roma e una sua radiazione dall'Albo, dato che pare doveroso difendere i bambini dall'errato messaggio che chi fa bullismo possa andare in giro a dire che lui starebbe "onorando" la professione:



A chiarire il fine di Adinolfi sono i suoi proseliti, ai quali è passato molto chiaramente il messaggio che se Ciacci si comporta male in tv, allora diventa giusto bullizzare i gay e discriminate interi gruppi sociali. Ma se un etero fa qualcosa di disgustoso, allora il concetto non vale più dato che solamente i gay dovrebbero essere chiamati a rispondere delle azioni degli altri:



Adinolfi sarà anche l'omofobo plurisposato che fa soldi bulluzzando i ragazzini gay mentre propone di finanziare i militari russi che risultano impegnati in stupri minorili, ma allo schifo va posto un limite.

A proposito, non è stupefacente che il tizio che dice che gli altri mon avrebbero mai lavorato un solo giorno nella loro vita si vanti di potersene andare al mare ad ottobre dopo aver incassato l'ennesimo fallimento elettorale?
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