Il tribunale ecclesiastico condanna don Giulio Mignani, accusato di non essere omofobo
Se la Chiesa mostra molta indulgenza verso i preti pedofili, spesso limitandosi a trasferirli in altri oratori frequentati da minorenni, diverso è il loro atteggiamento davanti a chi predica amore. In particolare, molti togati non hanno apprezzato che don Giulio Mignani, parroco di Bonassola, si fosse speso in difesa delle famiglie arcobaleno.
Ora il tribunale ecclesiastico diocesano di La Spezia lo ha ha ufficialmente sospeso dalla celebrazione pubblica dei sacramenti perché da loro ritenuto colpevole di aver «più volte» rilasciato «esternazioni pubbliche» in cui avrebbe «ripetutamente sostenuto posizioni non conformi all’insegnamento della Chiesa Cattolica».
Evidentemente loro preferiscono un Adinolfi che, mentre si porta davanti al Papa le sue seconde mogli. E il riferimento non è casuale, dato che fu proprio Adinolfi a chiedere che il prete fosse cacciato dalla Chiesa in quanto ritenuto sgradito ai neofascisti che inneggiano a Putin.
«Le posizioni che ho assunto non hanno mai voluto essere offensive né polemiche nei confronti della Chiesa -ha spiegato Don Giulio- Ciò che mi ha sempre mosso è la preoccupazione che la Chiesa possa essere considerata sempre più marginale e sempre meno credibile nella società contemporanea. Per ovviare il pericolo che la Chiesa si chiuda in una sterile autoreferenzialità mi sembra che la via sia quella di permettere a tutti i suoi membri, clero compreso, di poter esprimere liberamente il proprio desiderio di cambiamento [...] Potrei ritornare sui miei passi, probabilmente la sospensione cadrebbe, ma sinceramente non so se sarei mai in grado, io le cose che dico e che ho fatto le considero troppo importanti per avvicinare la Chiesa alle persone, non posso far finta di non pensarle».
I cittadini di Bonassola hanno organizzato una manifestazione contro la decisione del tribunale ecclesiastico, schierandosi al fianco di don Giulio Mignani.