La farsa del "Disrupt Magazine" che attribuisce al partito di Adinolfi una rappresentanza dell'Italia
Il partito di Mario Adinolfi continua sistematicamente ad essere respinto alle urne, raccattando risultati elettorali che difficilmente supero lo zero virgola-poco. Ed è dunque fastidioso che i militanti di quel partito, mai approdato al governo, vadano in giro per il mondo a dire di rappresentare gli italiani.
Se Mario Adinolfi andò davanti alle telecamere della televisione ungherese a giurare che tutti gli italiano ammirerebbero il loro Orban, Mirko De Carli è stato intervistato da tale "Distrupt magazine" che lo ha spacciato come un esponente del partito conservatore italiano senza mai spiegare quale fosse la sua reale rappresentanza:
Nella sua intervista, De Carli parte con il negare che sia stata la Russia ad invadere l'Ucraina. A detta sua, l'Ucraina sarebbe solo «una parte coinvolta nel conflitto» quasi come se non fosse stato Putin ad invadere i suoi confini con eserciti armati e militari di leva che hanno praticato stupri minorili a bambine di 4 anni.
Sostenendo che la sua opinabile opinione incarnerebbe quella di Giovanni Paolo II, l'esponente del partito di Mario Adinolfi inizia ad inveire contro i comunisti e tenta di incompare chi non si fa invadere se il suo Putin minaccia il mondo con le sue atomiche:
La lezione dei grandi movimenti di liberazione nell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, segnato da un dissenso animato da una testimonianza non “sporca” per quanto il mondo occidentale oggi valorizza tutto (il dio del denaro e il dio della guerra), non è più fonte di ispirazione, e le narrazioni ideologiche che dominano sono vede nel solo uso della forza la prerogativa della capitolazione del nemico. Tutto questo avviene senza nemmeno rendersi conto che ciò potrebbe portare alla capitolazione dell'umanità stessa con il rischio di una guerra nucleare sempre più alle porte.
E così tona a citare Giovanni Paolo II, quasi volesse sostenere che il defunto pontefiche avrebbe aiutato Putin a conquistare l'Ucraina:
“Non passare dalla schiavitù del regime comunista a quella del consumismo… il consumismo è un'altra forma di materialismo che, pur senza rifiutare Dio a parole, in realtà lo rinnega, escludendolo dalla vita” diceva sempre ai giovani san Giovanni Paolo II Ucraini (non a caso, direi) il 27 giugno 2001. La libertà conquistata dopo le macerie della dominazione sovietica non trova il suo compimento nell'abbracciare una nuova ideologia come quella consumista-globalista proposta dal decadente mondo occidentale: l'incontro è necessaria con una libertà che è l'esaltazione dell'umano e non la sua schiavitù a qualsiasi potere mondano.
Al solito, De Carli rilancia la solita filastrocca sul mondo occidentale che sarebbe "decadente" perché non obbliga le donne a partorire, non tortura i malati terminali e non perseguita i gay come vorrebbero lui e Adinolfi.
E così si inventa che «l'unica proposta che i cristiani impegnati nella vita pubblica possono essere chiamati a promuovere come figura del loro impegno per la pace al di fuori di una drammatica guerra civile tra due governi autarchici come quello ucraino e quello russo». e che «l'unico sostegno di un Occidente consapevole delle proprie radici greco-romane-giudeo-cristiane non può che essere un pensiero e un'azione dissidente animati da parole e testimonianze e non armi e denaro».
E qui emergono alcuni problemi. Non si capisce che avrebbe eletto Mirko De Carli quale portavoce di Dio che deve decidere cosa sarebbe "cristiano". Andrebbe capito dove lui vedrebbe una "Guerra civile" davanti ai Russi che hanno invaso uno stato confinante con l'obiettivo di conquistarlo. Dovrebbe spiegarci in che modo gli ucraini dovrebbero "dialogare" con chi sta uccidendo le loro famiglie e stuprando le loro figlie.
Se è facile dire che non si vogliono le armi, De Carli dovrebbe dirci come pensa che possa finire uno scontro tra una superpotenza armata fino ai denti e povere famiglie che lui vuole lasciare senza mezzi con cui tentare di difendere le loro case.
A quel punto, il "Distrupt magazine" pubblica una curiosa definizione del partitino di Adinolfi, descrivendolo con queste surreali parole:
Il Popolo della famiglia (ilpopolodellafamiglia.it) è un partito politico di ispirazione cristiana, aperto anche ai non credenti e ad altre confessioni religiose che ne condividono il programma in difesa dei valori “non negoziabili”: il diritto alla vita, la centralità della la famiglia come prima comunità naturale fondata sul matrimonio, il diritto dei figli ad avere un padre e una madre; la dignità della persona, del lavoro e della sussidiarietà.
La fede cristiana, oltre ad essere una scelta spirituale individuale, è il fondamento dell'identità storica e culturale italiana ed europea e la famiglia (la sua storia, i suoi diritti e i suoi doveri) è la chiave delle risposte e delle ricette politiche del Popolo della Famiglia. Il Popolo della Famiglia intende costruire una grande “resistenza popolare” in Italia contro le leggi liberticide, contrarie al diritto naturale, come le adozioni gay, i matrimoni egualitari, il genere nelle scuole, la liberalizzazione di qualsiasi droga, l'eutanasia, ecc.
Insomma, descrivere così un partito che campa su un leader che viene invitato da Rete 4 a fare le sue solite sceneggiate macchiesttistiche.