La Louisiana vota per mantenere in essere la schiavitù


Non tutti lo sanno, ma negli Stati Uniti esiste ancora la schiavitù. Ufficialmente abolita nel 1865 con la ratifica del Tredicesimo emendamento della Costituzione, ancora oggi era presente in Alabama, Louisiana, Oregon, Tennessee e Vermont. Questo perché in quell'emendamento si affermava che «né la schiavitù né la servitù involontaria esisteranno negli Stati Uniti o in qualsiasi luogo soggetto alla loro giurisdizione, se non come punizione per un crimine per il quale la parte sia stata debitamente condannata». Basandosi sull’eccezione contenuta sulla seconda parte dell’emendamento, la schiavitù è rimasta legale come atto di punizione per un crimine.
E così circa 800mila carcerati statunitensi lavorano in condizioni di schiavitù, gratis o in cambio di pochi centesimi all’ora, senza alcun tipo di diritto o accesso a tutele sindacali. Ai prigionieri che si rifiutano di lavorare possono essere negate le telefonate o le visite. In alcuni casi possono essere date punizioni come l’isolamento. A beneficiarne sono anche società come American Express, Apple e FedEx, le quali fanno uso frequente del lavoro sottopagato dei carcerati per aumentare i propri profitti e quello die propri azionisti.
Solo negli ultimi anni il tema è tornato d'attualità e diversi stati hanno deciso di emendare le proprie costituzioni per rimuovere l’eccezione: nel 2018 fu il Colorado, poi Nebraska e Utah nel 2020. Alle elezioni di metà mandato di ieri si è votato sul tema in Alabama, Louisiana, Oregon, Tennessee e Vermont. Ed è qui che i cittadini della Louisiana, su spinta della maggioranza Repubblicana, il 61% dei cittadini ha votato per conservare la schiavitù carceraria. Poi, però, probabilmente quegli estessi elettori si fanno vedere da tutti mentre vanno a messa.
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