Strage di Colorado Springs. Nicola Porro attacca i gay e si lancia nel sostenere che l'assassino fosse non binario

Davanti alla strage di Colorado Springs, dove un 22enne è entrato in un locale gay e ha iniziato a sparare all'impazzata sui presenti, il solito Nicola Porro pare voler invitare gli omofobi a non curarsi di quali siano le conseguenze del loro odio. Lo ha fatto pubblicando un articolo di Max Balestra in cui leggiamo:

È triste dirlo, ma la sparatoria nel Club Q di Colorado Springs in cui cinque persone hanno perso la vita, offre un case study su come non solo oggigiorno ogni tragedia venga politicizzata, ma anche come e da chi.
Questo particolare episodio si inserisce in due tendenze politiche al momento calde negli Stati Uniti: la lotta alla teoria gender, e la montante classificazione dell’opposizione alle rivoluzioni culturali progressiste, ed alle politiche dell'amministrazione Biden, come di fascisti, e ora anche terroristi.

Se è curioso che a parlare di presunte strumentalizzazioni siano quei tali che usano ogni singolo crimine commesso da un immigrato per incitare odio contro intere etnie, imbarazzante è come si lamentino di come qualcuno abbia da ridire davanti a omofobi che arrivano ad uccidere.
E subito elogia il clima d'odio fomentato dalle destre, ovviamente citando quella solita "teoria gender" che le destre si sono inventati per giustificare la loro omofobia.

L'eco degli spari non si era ancora spento che tutti i media già urlavano alla strage omofobica puntando il dito, oltre che verso il solito Secondo Emendamento, verso il mondo conservatore, accusato di omofobia e transfobia per il suo impegno nel fermare la diffusione della teoria gender nelle scuole e il trattamento di minori in cliniche per il cambiamento di sesso.

Ed è fregandosene delle vittime che il sito di Porro si premura di fomentare l'odio alla base della strage, scrivendo:

La lotta alla teoria gender
Negli ultimi anni la teoria gender è diventata un argomento caldo negli Stati Uniti, come dimostra l'inatteso successo di documentari come “What is a Woman” di Matt Walsh.
Il governatore Repubblicano della Virginia, Glenn Youngkin, è stato eletto anche sfidando i potenti sindacati degli insegnanti (un solido feudo Democratico) sulla dottrina gender nelle scuole. La stessa battaglia sta venendo combattuta dal popolare governatore della Florida, e nuovo golden boy Repubblicano, Ron DeSantis.

Se ci vuole coraggio a definire "battaglia" quella che è solo istigazione alla discriminazione, è negando l'evidenza che è ricorrendo al loro solito vittimismo che scrivono:

Le accuse ai conservatori
Per il mondo progressista, accusare di bigottismo il mondo conservatore, anche sfruttando cinicamente tragedie come quella di Colorado Springs, non è affatto una novità, ma le accuse stanno montando al punto da essersi trasformate in accuse di “terrorismo stocastico”. L'idea sarebbe che criticando la teoria gender, i conservatori incitano indirettamente alla violenza verso gay e trans.

Sarà, ma quando il padre del presunto killer dice che da conservatore lui preferisce un figlio assassino ad un figlio gay, l'impressione è che sia evidente che i repubblicani hanno una responsabilità nei fatti. E subito si inventano che l'assassino non sarebbe binario:

È emerso però un piccolo dettaglio: pare che l'attentatore del Club Q si identifichi come “non-binario”, e risponda al pronome “loro” (they/them), piuttosto che “lui” o “lei”. Questo hanno dichiarato i suoi avvocati in tribunale. Sarebbe perciò non un conservatore bigotto e arrabbiato, bensì un membro della sempre crescente comunità acronomica Lgbtq+. Ma questo capovolgimento totale dei fatti è improbabile faccia una differenza una volta che la narrazione è stata stabilita.

Nulla di nuovo, dato che ad ogni strage questi signori si divertono ad inventarsi che gli assassini sarebbero gay. Anche quando il ragazzo ha un padre che fa l'attore porno e che si è premurato di farsi assicurare che il figlio non fosse gay.

Inizia così a negare persino le cause del massacro del Pulse:

Come ha scritto Glenn Greenwald, la maggior parte del pubblico è ancora convinta che l'attacco di un terrorista islamista al Pulse Club di Orlando nel 2016 fosse motivato da omofobia, mentre tutti gli indizi mostrano che la motivazione era politica.

Peccato dovrebbero spiegarci perché loro invitano a credere alle teorie di Adinolfi anziché ai fatti.


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