Cloe Bianco non avrà giustizia. I giudici archiviano le indagini per istigazione al suicidio


Ha deciso di bruciarsi viva nel camper in cui viveva dopo essere stata allontanata da scuola perché transgender, essere stata resa oggetto di scherno da parte della politica ed essere stata linciata in televisione da un Mario Adinolfi che ne chiedeva la testa. Ma Cloè Bianco non avrà giustizia perché la Procura di Belluno ha deciso di archiviare il procedimento per istigazione al suicidio.
Elena Dnazza e Mario Adinolfi potranno dunque dormire sonni tranquilli, sapendo che nessuno avrà da loro a chiedere conto degli effetti delle loro campagne d'odio. E tutto questo perché i giudici di Belluno hanno deciso che nessuno può essere incolpato per la morte della professoressa, che avrebbe deciso da sola di porre fine alla sua vita.

Ma quella di Cloe Bianco era stata una morte annunciata e non serviva un'indagine per capire che si era suicidata, dato che lei stessa lo aveva annunciato sul suo blog. Quello che andava capito è il motivo per cui un'insegnante di Fisica presso l’istituto agrario Mattei di San Donà di Piave, in provincia di Venezia, è stata sospesa da scuola perché transessuale. Lei fece ricorso al tribunale del Lavoro di Venezia, ma i giudici le diedero torto sostenendo che la sua transizione, definita una «legittima scelta identitaria», sarebbe stata troppo improvvisa. Nella sentenza scrissero: «Se tempi e modi di tale scelta fossero stati attuati diversamente, questa sarebbe stata responsabile, corretta e consona alla funzione di docente».
E mentre Adinolfi e Donazzan andavano continuamente in televisione ad insultarla, Cloé venne allontanata dall’insegnamento e relegata a lavori di segreteria. La sua sofferenza era lacerante. «Io sono brutta, decisamente brutta, sono una donna transgenere», scriveva. «Non faccio neppure pietà, neppure questo».
Ma la magistratura non ha voluto cercare di capire quale fosse il nesso tra quella sofferenza e chi aveva aizzato odio contro di lei e si era battuto per cercare di danneggiare la sua vita.
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