Lgbt, una persona su cinque ha subìto aggressioni fisiche
Una persona su cinque ha subìto aggressioni fisiche, una su due minacce o insulti e tre su quattro sono state calunniate o derise. Sono questi i risultati emersi dall'indagine promossa dalla Regione Emilia-Romagna sulla discriminazione delle persone lgbt+.
Quindi, con buona pace per quella destar che va in giro a dire che loro non vedrebbero omofobia, ogni evidenza dimostra che il problema esiste ed è quantomai attuale.
«Questi dati ci restituiscono una realtà che le associazioni di frontiera come Arcigay conoscono bene e che qualcuno invece si affanna a negare sia nella dimensione quantitativa che nell'impatto drammatico che ha sulla vita delle persone. L'omo-bi-transfobia colpisce i corpi e dilania le anime delle vittime con delle cifre ed effetti impressionanti», commenta Arcigay Rimini. «Purtroppo la tutela delle vittime trova difficoltà nella mancanza di risorse e di strutture dedicate, laddove invece la colpa della mancata prevenzione è da addossare principalmente alla politica nazionale che si disinteressa della vita delle persone LGBTQI e che anzi le deride come successo con gli applausi sguaiati in occasione della decadenza della legge Zan.
Le istituzioni locali possono fare qualcosa per colmare queste mancanze nei confronti di cittadini e le cittadine LGBTQI di Rimini, per sostenere la prevenzione –con un'attività culturale regolare e visibile–, per tutelare le vittime sostenendo il volontariato che se ne occupa e per la creazione di spazi sicuri dove le persone LGBTQI possano vivere libere da queste aggressioni, minacce, insulti, calunnie e derisioni (per usare i termini della rilevazione) come anche stabilito dal Documento Unico di Programmazione approvato l'anno scorso di questi tempi in Consiglio comunale.
Come Arcigay Rimini riceviamo frequenti richieste di sostegno, aiuto, denunce da parte di persone LGBTQI di cui facciamo di tutto per dare risposta, ma questi dati raccontano di un fenomeno enorme che ancora stenta ad emergere nella sua pienezza e che deve essere preso in carico anche da quelle istituzioni locali che sono le più vicine alla vita delle persone».