Il pastore Carollo continua a scimmiottare Adinolfi: «La Rai dovrebbe cambiare nome in lgbt TV»
Dato che il pastore Luigi Carollo pare appoggiare incondizionatamente ogni iniziativa anti-gay ideata dall'organizzazione forzanovista Provita Onlus, non stupisce giuri su Gesù che la Rai dovrebbe «cambiare nome in lgbt TV» perché Jacopo Coghe contesta abbiano trattato il tema in cinque occasioni nonostante lui chieda che i gay siano censurati in ottemperanza alle leggi vigenti nella loro amata Russia.
Precisando che quell'Elia Rovera che risulta autore di numerosi articoli anti-gay è un suo amico, scrive:
E così la lobby integralista si inventa che i gay sarebbero una "lobby" a cui loro vogliono fare "opposizione" in virtù di come Carollo sostenga che una società a cui ai gay venga permesso di vivere in santa pace la loro vita sarebbe una "società malata".
Prendendo spunto dalle invettive di Provita Onlus rilanciate da Il giornale degli Angelucci, il signor Elia Rivera scrive:
In questi giorni il mondo del web si è diviso e spaccato per le scelte a favore del mondo LGBT fatte da Amadeus, direttore artistico di “Sanremo 2023”, con l’appoggio e il sostegno di Stefano Coletta, Direttore Rai e Direttore del Prime Time.
Nel prossimo Festival della Canzone Italiana, infatti, sono già stati annunciati diversi momenti dedicati alla comunità LGBT che, manco a dirlo, saranno pagati e foraggiati con il denaro pubblico dei contribuenti italiani.
Il loro far leva sul denaro non è una novità, dato che le lobby omofobe amano sostenere che con i soldi dei gay bisognerebbe pagare solo quello che dicono loro. E se un gay viene costretto a pagare le scuole che frequentano i figli di Caollo, lui dice di non essere disposto a permettere che con i soldi degli altri si possa mostrare ciò che dia soddisfazione ai suoi suoi pruriti sessuali da maschio che ama ostentare la sua passione per le donne.
Dicendosi eccitato da un articolo ignobile in cui si sfotteva chi non incita alla discriminazione, Rivera prosegue:
Il collega Luigi Mascheroni, su “Il Giornale” del 23 gennaio scorso, riferendosi a Coletta ha scritto: “L’uomo che trasforma tutto ciò che tocca in un’industria dello spettacolo gay friendly, la televisione come ininterrotto flusso domestico e la fluidità di genere come normalità di rete”. Parole forti quanto vere. E’ sotto gli occhi di tutti che da quando Coletta ricopre l’incarico di Direttore Rai il palinsesto LGBT è aumentato in modo esponenziale.
Noi di “Civico 20 News”, ad esempio, ci eravamo già occupati della discutibile scelta di Amadeus di portare Gianluca Gori sul palco dell’Ariston travestito da Drusilla Foer. In quell’occasione Gori ha addirittura proferito una bestemmia offendendo milioni di Cattolici, Evangelici, Ortodossi e Anglicani.
Il fondamentalista sostiene infatti che Gori andrebbe accusato di aver bestemmiato perché avrebbe "nominato il nome di Dio invano", mica come loro che lo nominano a casaccio al solo fine di usarlo come pretesto per incitare odio e discriminazione. E subito inizia a dire che Mario Adinolfi darebbe ragione a chi vuole promuovere omofobia:
Sull’inopportunità di certe manifestazioni sul palco di Sanremo era anche intervenuto Mario Adinolfi, fondatore del “Popolo della Famiglia”, che in un tweet breve ma incisivo aveva scritto: “Una volta Sanremo era lo specchio del Paese. Ora pare un manicomio dove sono tutti fluidi e vanno in giro mezzi nudi e coi capelli pitturati come una tribù Cheyenne”.
Arrivano così a dire che avrebbe ragione il loro amato Putin a a dire che l'orientamento sessuale possa essere "propagandato":
Come abbiamo già più volte scritto, ognuno è libero di vivere la sua sessualità come meglio crede, nel rispetto della legge e delle norme, ma non può pensare di farne sfoggio propagandistico al fine di sostenere ed incentivare la Lobby LGBT.
Non possiamo dimenticare, infatti, che nel luglio scorso un signore si è presentato vestito e truccato da donna nella trasmissione “Uno Mattina estate”, alle 10 del mattino, in piena fascia protetta. In sovraimpressione campeggiava il virgolettato “Sono un eterosessuale che si veste da donna”.
Cosa dovrebbe c'entrare la fascia protetta lao sanno solo loro, anche se si sa che loro amano abusare dei bambini come pretesto per le loro campagne d'odio. Ed è sostenendo che quello che dice Adinolfi andrebbe ritenuto espressione dell'opinione pubblica che arrivano ad inventarsi:
L’opinione pubblica si è scatenata. Moltissimi telespettatori hanno detto che bisogna rinominare RaiUno definendola per quello che realmente è: GAYUno. La polemica è approdata anche tra gli scranni del Parlamento.
Ovviamente si arriva a dire che bisogna votare Fratelli d'Italia perché loro sono omofobie giustificano la discriminazione nominando il nome di Dio invano:
Il Senatore della Repubblica Lucio Malan, “Fratelli d’Italia”, sul suo profilo Twitter aveva scritto: “‘Sono un eterosessuale che si veste da donna’. Servizio pubblico obbligatoriamente pagato attraverso la bolletta elettrica. Far parlare padri e madri che lavorano per mantenere la famiglia mentre lo Stato li tartassa no, eh?”.
Il tema ha creato una discussione fiume che è sfociata in una contrapposizione ideologica a cui ci siamo tristemente abituati. La quaestio magna però è sempre la stessa: perché usare la televisione di Stato, foraggiata con contributi pubblici, per sostenere, inneggiare ed incoraggiare la fluidità di genere, la cultura omosessuale e l’ideologia gender?
Questo modo di fare informazione ed intrattenimento serve solo a creare frizioni all’interno dell’opinione pubblica e a fomentare intolleranza in chi non ne può più di vedere il bombardamento mediatico che Stefano Coletta e i suoi sottoposti propongono ad ogni piè sospinto.
Peccato che l'"ideologia gender" sia un'invenzione delle lobby fondamentaliste, che cinque programmi non sono "un bombardamento" e che il fatto che Adinolfi voglia una televisione omofoba non significa che gli italiani vogliano che lui trasformi Rai 1 in Russia 1. Ed è sempre facendo leva sulla loro omofobia che concludono:
Certamente torneremo sul tema anche perché – ne siamo certi – Amadeus trasformerà il Festival della Canzone Italiana in un internazionale Pride, in barba ai pubblici contribuenti.
Contribuenti che includono anche tutti quei gay che loro vogliono siano resi vittima di discriminazioni. Ma d'altronde si sa che loro danno per scontato che i falsi "cristiani" preferiscono il dio denaro al vangeli...
Per capire chi abbia scritto quelle cose, basta scorrere il suo profilo Facebook per comprendere che Rovera si ecciti dinnanzi alla transfobia predicata dal portavoce di Provita Onlus, che mostri ammirazione per Putin anche dopo l'invasione dell'Ucraina e che si vanta di scattarsi delfie con Roberto Fiore, leader di Forza Nuova e fondatore di Provita Onlus:
Ogni commento sarebbe superfluo.