Ma Meloni e Porro sono davvero convinti che la mafia si combatta con i selfie elettorali?
È facile restare inorriditi da quello che Nicola Porro scrive contro i vaccini o a sostegno e di chi inquina l'aria che respiriamo. Ma dato che a lui piace molto insultare le persone e probabilmente sarebbe disposto a dichiarare qualunque cosa pur di incensare una Giorgia Meloni che gli hs promesso più morti nel Mediterraneo, è contro Saviano che scrive:
Apprendiamo così che un tizio che fa "toc toc" in televisione pensa di conoscere la criminalità organizzata più di chi ha denunciato la mafia ed è costretto a vivere sotto scorta. Un po' come quel pastore Luigi Carollo che ritiene di conoscere la mafia meglio di Borsellino.
Porro esordisce dicendo che sarebbe in malafede chi osa pensare che il partito di Giorgia meloni non vada ritenuto un governo che vuole combattere la mafia solo perché lei vuole vietare quelle intercettazioni che hanno reso possibile 'arresto di Messina Denaro e solo perché nel suo partito sedevano Caruso (indagato per 'ndrangheta), Valepicina (corruzione), Tintari (corruzione), Lombardo (mafia), Fidanza (riciclaggio), Fori (corruzione), Falcone (concussione), Rosso ('ndrangheta), Niccolò (mafia), Creazzo (mafia), Misano ('ndrangheta) e Pittelli ('ndrangheta). E così Porro dichiara:
Leggendo i giornali di oggi, non posso fare a meno di pensare che Saviano sia proprio in malafede. Vi voglio leggere la sua intervista sulla Stampa. Il titolo esordisce così: “Questo non è un governo antimafia”. Ma come? Nel giorno in cui catturano il boss dei boss, il grande guru dell’antimafia Saviano, che evidentemente ha un rapporto con il mondo fatto di case a New York e filtro di cinque persone di scorta, ha la faccia tosta di dire che questo non è un governo antimafia. Siamo seri?
E se c'è da domandarsi se Porro è serio nel negare che l'antimafia non si fa prendendosi il merito di un arresto avvenuto per casualità mentre loro parlavano di aiutare gli evasori, aggiunge pure:
E non è finita qui. Saviano nell’intervista insiste e sostiene che “Cosa Nostra preferisce fare affari con la destra”. Ma io dico, ma come diavolo si fa ad avere il coraggio di dare certi giudizi? Capite bene, leggendo queste parole, che è davvero difficile non dubitare della sua buonafede.
Nel programma condiviso del centrodestra (definito “accordo quadro”) al tema tema del contratto alla mafia riservata una sola riga: “lotta alle mafie e al terrorismo”, ossia lo stesso spazio riservato al “contrasto al fenomeno delle baby gang e microcriminalità”. Non viene data nessuna indicazione su come fare, su quali misure intraprendere o su quali risorse da assegnare. C'è solo una riga nel programma di Forza Italia (“lotta a tutte le mafie”), così come in quello di Fratelli d’Italia, che cita il tema a pagina 31 su 40.
Esiste poi un processo che ha appurato i legami tra Cosa Nostra e il partito Forza Italia di Silvio Berlusconi. Secondo i giudici, infatti, Marcello Dell’Utri, fondatore e poi senatore del partito, siglò “un deplorevole accordo politico-mafioso” con i membri di Cosa Nostra, incontrando “personaggi mafiosi” nel biennio “1993-1994”, all’epoca della nascita di Forza Italia e del primo governo Berlusconi.
Ma Porro dice di non vedere tutto questo, preferendo incitare i suoi lettori a negare l'evidenza. E magari dirà che per combattere la mafia basta scattarsi selfie elettorali davanti ai memoriali dei caduti, come si è affrettata a fare la sua amata Meloni dopo aver cercato in tutti di modi di elevare il limite del contante a vantaggio di evasori e di chi deve pagare mazzette.
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