Porro all'attacco del linguaggio rispettoso
Nicola Porro si lamenta che la Stanford University voglia “eliminare il linguaggio dannoso”, sostenendo che lui vivrebbe il rispetto come un "divieto" al suo presunto "diritto" ad usare termini denigratori verso gli altri:
La sua ira scaturisce da come l'università suggerisca di sostituire il termine "immigrato" con "persona che è immigrata". Ed è evidente che quella locuzione renderebbe meno violenti i titoli che lui è solito riservare ai migranti.
Lui preferisce anche “aborto” che a “interruzione di gravidanza”, “americano” a “cittadino statunitense” in modo da disprezzare il resto del continente americano, “parcheggio per disabili” a “parcheggio accessibile” e “senzatetto” a “persona senza fissa dimora”. Insomma, gli piace una lingua che sottolinea le differenze e gli permette di guardare gli altri dall'alto in basso.
Naturalmente la "notizia" raccontata da Porro è inesatta. Innanzitutto nessuno ha da ridire col termine “nonno”, dato che non si riferiscono al nonno ma all'uso della parola nelle frasi legali. Inoltre il documento offre solo raccomandazioni. Quindi quando Porro dice che “ora ci impediscono”, sta facendo solo una polemica inutile.