L'elezione di Elly Schlein manda in paranoia Adinolfi e Jacopo Coghe
Fa abbastanza sorridere che un'organizzazione forzanovista voglia dire alla sinistra cosa dovrebbero dire per piacere all'estrema destra. E fa altresì sorridere dicano che gli altri dovrebbero dare ragione a loro perché Jacopo Coghe è convinto che aver investito nel business dell'omofobia possa procurargli facili guadagni. Peccato che non avrebbe alcun senso avere un Pd che gioca a fare Salvini per timore di non piacere ai leghisti, anche se Jacopo Coghe non nasconde che a lui piacerebbe.
Mostrando una crescente isteria tra le lobby omofobe ad indicare che l'elezione di Elly Schlein dev'essergli andata di traverso, lo troviamo troviamo:
Peccato che il fatto che Jacopo Coghe voglia inquinare e si vanti di essere un omofobo non significa che non esiste una parte sana del paese che rigetta la sua ideologia. E se appare alquanto patetico che Provita Onlus insita nel mettere a frutto l'omofobia come loro unico argomento di invettiva, non va meglio con un Mario Adinolfi che da ore non fa che scrivere isterici insulti.
Forse preoccupato che qualcuno possa mettere a repentaglio la sua attività economica incentrata sulla promozione della discriminazione, anche lui dice che chi non discrimina rischia di non piacere a chi inneggia ai muri di Orban tra una messa e un rosario. Ed è infatti sostenendo che il "cristiano" non sarebbe "cristiano" se non usa la religione come pretesto per discriminare che scrive:
Insomma, Adinolfi sostiene che il mondo roterebbe attorno al suo disprezzo per le famiglie gay e che chiunque non promuova discriminazione sarebbe destinato a scomparire. Peccato che il suo partito sia fondato proprio sull'omofobia, ma i risultati elettorali parrebbero testimoniare che assai poche persone condividono la sua ossessione omofobe.
Se Adinolfi dice di battersi per ciò che lui ritiene possa procurargli il maggior profitto personale, altri potrebbero decidere di battersi per ciò che ritendono giusto. Il fatto che lui li insulti urlando che lui esige che si dica che Dio è sinonimo di odio si commenta da sé.
In quella sua abitudine a citarsi e auto-incensarsi, romanza il suo abbandono del Pd e le disattese promesse che fece all'epoca. nella lettera che pubblicò nel 2011 dopo il suo fallimentare tentativo di candidarsi alla segreteria, scrisse: «Non lascio il Pd per approdare ad altri lidi, che non ci sono. Lascio la politica militante, con dolore, preferendo dedicare il mio tempo all'attività professionale e alle mie figlie che crescono in un'Italia che dà i brividi». Scrisse anche che lui sarebbe rientrato in politica solo se fossero cambiati i vertici del partito, perché giurava che lui avrebbe sostenuto solo Renzi alle primarie.
Non male per chi oggi inveisce contro Renzi sostenendo che lui, in qualità di pokerista che si è sposato sposato con due mogli diverse attraverso tre matrimoni distinti, vive come una imposizione il fatto una famiglia gay possa avere diritti simili ai suoi.
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