Provita Onlus vorrebbe abolire il diritto di pensiero e di espressione


A Jacopo Coghe andrebbe spiegato che una sciocchezza resta una sciocchezza anche se lui la ripete istericamente. Eppure la sua Provita Onlus risulta impegnata da ore a diffondere incessanti comunicati stampa in cui Coghe dichiara che Sanremo sarebbe un «festival del gender» perché due uomini hanno osato baciarsi contro il suo volere:



Invitando i loro lettori a firmare la petizione con cui l'organizzazione forzanovista chiede la messa al bando dei gay in stile russo, scrivono:

Festival dell’omologazione, del gender, non più della canzone. Meriterebbe di esser ribattezzato così, a partire dal prossimo anno, Sanremo che, con l’edizione 2023, ha definitivamente concluso la sua mutazione: da evento nazionalpopolare a kermesse liberal e progressista, da trasmissione per far divertire tutti a programma per indottrinare tutti. Le prove della drammatica metamorfosi sono talmente tante che c’è l’imbarazzo della scelta.

Insomma, loro volevano un festival di destra che imponesse una totale censura a qualunque opinione risultasse sgradita alle lobby di destra. E così iniziano a urlare che loro disprezzano chi osa difendere i diritti delle donne, perché Coghe sostiene che la femmina vada costretta con la forza a fare ciò che dice lui in quanto lui sostiene che i loro corpi gli appartengano:

Anzitutto c’è stata lei, Chiara Ferragni, che, dopo aver debuttato leggendo una bella letterina a se stessa – in caso qualcuno ancora dubitasse quanto le sia caro l’ego –, ha alternato abiti molto discutibili fino alla serata finale, quando ha sfoggiato un collana dalla forma emblematica: quella di un utero composto da sezioni di corpo femminile, simbolo di attivismo per «i diritti riproduttivi», come viene ingannevolmente chiamato l’aborto volontario.

Arrabbiati con una donna di colore che non tace davanti al razzismo subito, proseguono:

Degni di nota, restando in tema di conduttrici con il pallino per le omelie laiche, anche i monologhi della pallavolista Paola Egonu – icona del «fluido in amore» che ha voluto ricordare al Paese grazie quale ha potuto affermarsi quanto sarebbe «ancora razzista» - e dell’attrice Chiara Francini, che ha voluto far sapere a tutti quanti che, “beata lei”, vive in un Paese – non certo l’Italia che ha tassi di natalità cimiteriali - in cui, ad un certo punto «tutti intorno a te cominciano a figliare». Gran e sorridentissimo cerimoniere di tutto l’ambaradan, come noto, è stato Amadeus, conduttore secondo cui bisogna «spiegare ai bambini che esiste un uomo che ama un uomo e una donna che ama una donna e che questo è normale».

Sia mai! Dato che Cogeh fa soldi con la promozione della discriminazione, lui non accatta che i bambini non siano indottrinati a quell'omofobia ed esige che si dica loro che chiunque non condivida le pulsioni di Coghe vada ritenuto anormale.

Pruriginosi nelle loro fantasie, dicono che sarebbe per i bambini che bisognava vietare il bacio tra Fedez e Rosa Chemecal che ha urtato l'omofoba sensibilità di Coghe, il quale dichiara:

Una domanda dunque sorge spontanea: si deve considerare una «spiegazione ai bambini» pure l'amplesso mimato tra Rosa Chemical e Fedez, i quali non si sono risparmiati neppure un bel bacio omo in diretta? Oppure lo si deve considerare diversamente, quel gesto che offende anzitutto il buon gusto, questo sconosciuto? Sarebbe davvero interessante capirlo.

Dicendo che la destra ama la repressione e che il proibizionismo eccita Coghe, si lamentano anche che qualcuno possa contestare la loro volontà di garantire che il commercio delle droghe leggere possa arricchire la mafia:

Non è finita. Altro dubbio che sorge: secondo i responsabili del festival, le canne sono una cosa positiva? Le cosiddette “droghe leggere” il cui consumo, non di rado, è solo l’inizio d’una dipendenza che può portare – e spesso ha portato e purtroppo ancora porta – all’autodistruzione, per i vertici Rai rappresentano qualcosa da proporre al pubblico? E se così non è, scusate, dove sono almeno i richiami per quel «Giorgia legalizzala» (riferito alla cannabis) urlato dagli Articolo 31 e dal solito Fedez?

Chiarito che loro esigono una censura a qualunque opinione dissenta dal loro pensiero unico, invocano leggi liberticide di destra che vietino la libertà di parola e di opinione:

La domanda più importante, e forse anche più scomoda, è però un’altra: cosa aspettano le istituzioni, incluso il Governo, a smantellare questo carrozzone ideologico che, purtroppo, è diventato il festival di Sanremo, con le canzoni ridotte a contorno e il trionfo di Marco Mengoni quasi a varia ed eventuale? Tra gli aiuti in Turchia e Siria martoriate dal sisma, il contrasto ai rincari, la guerra in Ucraina e i delinquenti che vorrebbero cestinare il 41bis, è comprensibile che l’esecutivo in questi giorni abbia tutt’altre questioni sul tavolo. Ci sta. Ma quanto accaduto a Sanremo in questi giorni pare davvero troppo grave per lasciar correre.

Chissà se Mirko De Carlie il partito di Mario Adinolfi sanno che i loro colleghi di Provita Onlus li definiscono "delinquenti" mentre insultano chi difende un popolo invaso dalle bombe di Putin:



E dato che per Provita Onlus tutto è finalizzato a promuovere le destre, Coghe promette che Fratelli d'Italia non permetterà che chi ha idee diverse dalle loro possa esprimerle:

Sappiamo che diversi esponenti di Fratelli d’Italia, e non solo, si sono indignati per lo show - l’ennesimo - del marito di Chiara Ferragni che da una parte ha strappato davanti alle telecamere una foto del viceministro alle Infrastrutture, Galeazzo Bignami, e dall’altro ha attaccato il ministro per la Famiglia Eugenia Roccella.

Forse Bignami avrebbe potuto evitare di vestirsi da nazista. E non pare un attacco ripetere le testuali parole che la Roccella ha pronunciato contro i diritti delle donne. Ed è altresì osceno che Provits usi il termine "famiglie" come sinonimo di omofobi, dimenticandosi che la stragrande maggioranza delle famiglie italiane prova disgusto davanti alla loro ideologia:

Tuttavia, va compreso - a proposito di «diritti», ormai parolina passepartout per legittimare qualsiasi cosa - che esistono anche quelle delle famiglie italiane a non essere esposte a volgarità a raffica e dei più piccoli a non essere scandalizzati e bombardati di messaggi negativi. E appunto sono stati, i messaggi negativi, i veri protagonisti del fu festival della canzone, ormai ridotto - lo ripetiamo - a sinistra fiera dell’omologazione e della sessualità fluida.

E chi avrebbe deciso che la tolleranza sarebbe "un messaggio negativo"? L'organizzazione che plaudeva a Povia mentre dal palco di Sanremo incitava odio omofobico invitando a "curare" i gay dalla loro omosessualità?

Opinabile è che a dire che l'invito alla tolleranza sarebbe di cattivo gusto è chente che elogia chi scrive elogi alla "fi*a" come fecero loro in un articolo dal titolo "La Gaystapo si arrabbia se dici W LA FI*A" che pubblicarono nel 2017:



Quindi un bacio farebbe male ai bambini, ma sostenere che la donna sia da intendersi come un oggetto sessuale da ricondurre al solo organi genitale è ciò che Jacopo Coghe vorrebbe fosse insegnato ai minori?
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