Provita Onlus torna ad accostare le persone trans a stupratori e pedofili

La campagna di promozione della discriminazione condotta con efferata violenza da Jacopo Coghe e dall'organizzazione forzanovista Provita Onlus non pare conoscere etica o morale.
Mentre non ci risulta che il signorino abbia dedicato una sola parola di condanna verso quei suoi amichetti russi che stupravano bambine ucraine di quattro anni, oggi cerca di accostare un pedofilo alla transessualità:

Se è facile abusare dei bambini come pretesto per incitare odio, il signor Coghe dovrebbe spiegarci se lui si sta dichiarando a favore della tortura. Perché se lui ritiene che chi commette un reato grave vada privato da ogni diritto, è evidente sostenga che lui vuole mostrare al mondo che Jacopo Coghe può essere più malvagio di qualunque criminale e che lui vorrebbe punire gli altri con torture e vessazioni fondate sul suo desiderio di vendetta.

Per ingannare i suoi, pubblica anche una bella fotografia decontestualizzata che possa condizionare l'immaginario del suo pubblico omofobo. Infatti la detenuta è quella della fotografia che segue, ma forse la verità avrebbe reso più difficile per Coghe sostenere che quella donna andasse chiusa in un carcere maschile affinché fosse stuprata da ogni singolo detenuto presente:

Ovviamente dice che le persone non sarebbero transessuali ma si dichiarerebbero tali, in qual suo sostenere che l'auto percezione non abbia valore per chi vorrebbe negarla agli altri. E nel loro articolo, l'organizzazione parte dal loro sostenere che le persone si dichiarerebbero transessuali per commettere stupri e che le donne sarebbero in pericolo se Coghe non imporrà discriminazioni:

Le donne continuano ad essere messe in pericolo nelle carceri dei paesi che hanno accettato i principi dell’ideologia transgender. In Canada un uomo che era stato condannato per aver violentato un bambino di 3 mesi è stato infatti trasferito in una struttura correzionale femminile, dove è presente anche una sezione per le carcerate che hanno figli, dopo che ha iniziato a identificarsi come transgender.
Il carcerato Adam Laboucan, che ora si fa chiamare Tara Desousa, aveva aggredito sessualmente un bambino di 3 mesi a Quesnel, nella Columbia Britannica, nel 1997, quando lui aveva 15 anni.

Se appare molto pruriginosa l'attenzione con cui l'organizzazione forzanovista descrive uno sturo minorile al solo fine di usarlo come pretesto per incitare odio verso transessualità della detenuta, non spiega perché lui ritenga che i diritti dei carcerati vadano violati se lui riesce a suscitare orrore descrivendo i dettagli di uno stupro minorile.
E sinceramente non si capisce perché un pedofilo canadese meriti la sua attenzione, anche se l'unica spiegazione plausibile è che Coghe voglia mettere a frutto i reati commessi da un singolo criminale per incitare odio contro interi gruppi sociali.


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