Adinolfi continua a difendere il criminale Putin
Se Mario Adinolfi non ha mai nascosto la sua più cieca ammirazione per Putin e per le sue mire espansionistiche, pare difficile comprendere perché sostenga che chi non è Hitler meriti di poter delinquere. Evidentemente arrabbiato perché il tribunale dell'Aja ha riconosciuto che la sua deportazione illegale di minori rappresenta un crimine di guerra, l'integralista romano scrive:
In realtà nessuno "fa la guerra" a Purin, dato che è stato il suo beniamino ad invadere uno stato sovrano. E di certo nessuno vuole farci credere qualcosa, dato che è sotto gli occhi di tutti che l'esercito russo ha bombardato teatri, ospedali, infrastrutture civili. Tutti sanno che i russi hanno commesso stupri su uomini, donne e bambini o che Putin ha deportato in Russia bambini.
Il fatto che Adinolfi inveisca contro un imprecisato "loro" è un metodo propagandistico che venne già usato durante il nazifascismo e che è tornato in voga nei gruppi neofascisti legati a quelle frange no-vax che lui cerca di compiacere.
A dire che Putin non sarebbe come Hitler fu lui, dicendo che era "testa di cazz*" chi lo sosteneva. E da allora, basa i suoi discorsi sul sostenere che la sua opinabile teoria vada ritenuta un dogma di fede su cui basare altre opinabili teorie:
In altri messaggi disse di essere una macchina da guerra. Negò di avere in casa quelle armi che ai giornali disse di essersi procurato e si proclamò una macchina da guerra addestrata ad uccidere. Poi, senza alcun nesso e senza alcuna spiegazione, ripeteva i suoi slogan sulla presunta bontà del suo Putin:
Questa volta cita pure Saddam, ossia quel tizio che uccideva i curdi col gas per divertimento. E se Saddam operava nell'ombra, Adinolfi pare negare l'evidenza di come il suo Putin stia compiendo crimini efferati in mondovisione, quasi si vantasse delle sue opere.
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