L'ultima di Provita Onlus: «Ma quale Giornata della Donna? La chiamassero la festa del gender»
Dopo il fallimentare tentativo di candidarsi con Fratelli d'Italia, Maria Rachele Ruiu è tornata nel direttivo dell'organizzazione forzanovista Provits Onlus. Ed è in occasione dell'8 marzo che la fondamentalista è tornata ad attaccare le donne.
In un proclamo ad altro tenore ideologico, l'esponente della destra ha attaccato le femministe che si battono contro il femminicidio, urlando che lei vorrebbe più omofobia e un divieto alla libertà di scelta:
“Se si fermano le donne si ferma il mondo” è il motto dello sciopero definito “transfemminista” da Non Una di Meno. Ma cosa è una donna per le organizzatrici? Lor signore, compresa la neo segretaria del Pd Elly Schlein, dicono di voler rappresentare tutte noi, ma ci danneggiano promuovendo gender, utero in affitto, prostituzione, pornografia e aborto per tutte. Riempiono il manifesto di Schwa e chiedono di entrare nelle scuole per portare educazione al gender e carriera alias, insegnando ai bambini che chiunque voglia può dichiararsi donna, e che quindi la donna non esiste. Vogliono legalizzare la prostituzione, cioè la tratta delle schiave, la pratica disumana dell’utero in affitto, schiavitù del terzo millennio, che obbliga donne povere a vendere il proprio figlio e vogliono incentivare la pornografia, cioè la prostituzione filmata. Tutto questo significa parlare in nome delle donne? Assolutamente no!
Se l'organizzazione di Maria Rachele Ruiu portò al loro congresso di Verona dei preti ortodossi che chiedevano la depenalizzazione della violenza sulle donne, alquanto curioso è il suo appellarsi alla truffa "gender" per sostenere che le donne dovrebbero assecondare Giorgia Maloni in un attacco alle donne trans. Ed è altresì curioso dica che la legalizzazione della prostituzione (peraltro sostenuta anche da suo Salvini) creerebbe tratta, quando in realtà la tratta esiste proprio perché è la malavita a gestire quel mercato tanto cari a tanti padri di famiglia eterosessuali
Sempre inveendo contro la comunità lgbt, la signora Ruiu si lancia anche nel sostenere:
Ma quale Giornata della Donna? La chiamassero la festa del gender, dei diritti Lgbtqia+, del fluido, ma non della donna: siamo stanche di essere sfruttate da una ideologia che, dopo averci indicato ingiustamente come nemici i nostri alleati, cioè gli uomini, vorrebbe affondare il colpo e annullarci in quanto donne e madri.
Peccato che il fatto he lei ritenga che una donna debba essere madre è una tesi molto discutibile. E sinceramente non pare avere alcun senso il suo inveire contro i gay mentre dice che la donna va costretta con la forza a fare quello che dice lei.
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