Adinolfi usa persino la morte di Federico salvatore pur di insultare i gay


Mario Adinolfi è tornato a sostenere che i gay sarebbero dei «prepotenti» perché osano cantare e esibirsi a Sanremo anche se lui ostenta un certo disgusto nei loro confronti, magari raccogliendo dire per chieder la loro censura. E così dice che erano «altri tempi» quando Pippo Baudo parlava di omosessualità nei termini di «scelta di vita» e il brano di un eterosessuale come Federico Salvatore venne censurato perché gli fu impedito di pronunciare la parola «omosessuale».
Lui la cantò ugualmente nella terza serata e dal terzo posto precipitò in tredicesima posizione perché gli antenati di Adinolfi si sentirono minacciati da una realtà dichiarata e non più solo fatta intuire.



Il fatto che Adinolfi usi la morte del cantante napoletano per insultare l'intera comunità di oggi è un fatto che si commenta da solo. Ma è curioso che lui ritenga che fossero bei tempi quando i figli gay venivano messi alla porta, l'omosessualità veniva descritta come un «segreto» da «perdonare».
E chissà quanti bambini saranno stati messi alla porta ancor oggi dai suoi elettori, incapaci di accogliere un figlio gay come lo era la madre della canzone.

Nel video pubblicato da Adinolfi, la strofa "sono un diverso mamma, un omosessuale, e questo tu lo prendi come un tradimento" diventava "sono un diverso mamma, e questo ti fa male perché lo prendi come un tradimento" a causa delle censura. Bei tempi, dice lui.
Dice anche che i gay di oggi sarebbero «prepotenti», non come lui che va per chiese a tenere comizi in cui chiede leggi che costringano le donne ad obbedirgli mentre fa perdere tempi ai carabinieri per farsi scordate dato il suo essere dice infastidito dal dissenso.
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