Ci spiace per Adinolfi, ma quella ara una contestazione pacifica, non un «attentato»
Ieri giurava che ad averlo contestato fossero imprecisati lgbt, l'altro ieri giurava fosse colpa del Pd, oggi dice che sarebbe colpa degli anarchici.
Da sempre incline a cercare visibilità facendo vittimismo, Mario Adinolfi pare intenzionato a sostenere una retorica basata sul sostenere che lui sarebbe vittima di quel 99,9% di elettori che non lo votano e non gli permettono di imporre la sua volontà agli altri. E così, urla che a lui non sta bene che qualcuno possa esercitare in maniera pacifica quel diritto di opinione che la Costituzione ci garantisce, asserendo che lui sarebbe «l’unico scrittore italiano che può presentare i suoi libri solo se c’è la scorta» e che lui si sentirebbe vittima di fantomatici «attentati vigliacchi contro persone inermi».
In realtà anche Saviano ha una scorta, ma lui denunciava la mafia e non chiedeva leggi che costringessero le donne ad obbedirli. E se Adinolfi dovrebbe chiarire come mai si definisca "scrittore" quando lui stesso ammette che la sua fonte di reddito sono le scommesse e il gioco d'azzardo, il pokerista pare mistificare la realtà nel paragonare una pacifica protesta di chi soffiava in un fischietto con degli «attentati» di cui lui non è mai stato vittima. Cosa che non si può dire di chi è stato vittima di attentati omofobi, ma in quel caso Adinolfi sostiene che quella reale violenza sarebbe "libertà di espressione" al contrario della vera liberà di espressione che lui non pare gradire:
Ad Adinolfi andrebbe spiegato che gli attestati sono quelli che hanno subito persone per bene come Borsellino e Falcone, non la messinscena di tizio che si è fatto scortare dai carabinieri perché gli dava fastidio essere contestato da chi riteneva inopportuno il suo essere andare una chiesa a chiedere leggi liberticide che costringano le donne ad obbedirgli. E il fatto che lui abbia registrato la sua uscita pare confermare che quella era solo una messa in scena che peraltro è pesata sulla collettività, visto che quei carabinieri li paghiamo noi e le immagini mostrano chiaramente che non erano necessari:
Il bello è che quelle immagini le ha pubblicate lui stesso. Lo saprà che i ragazzini che vengono picchiati perché gay non leggono il telefono mentre subiscono le loro aggressioni? Perché se lui dice di aver subito un "attentato", ci si aspetterebbe che qualcuno gli si fosse almeno avvicinato in modo minaccioso, non che lui minacciasse i contestatori riprendendoli sol suo cellulare mentre usala la nostra polizia di stato ad uso propagandistico.
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