Eugenia Roccella corre in soccorso di Lollobrigida e delle sue teorie sulla "sostituzione etnica"
Mentre montano le polemiche per le teorie sulla "sostituzione etnica" sostenute dal ministro Lollobrigida, è correndo in soccorso al cognato di Giorgia Meloni che la ministra Eugenia Roccella ha cercato di avvalorare quelle tesi sostenendo che sarebbe in vigore «un’ideologia globalista che sottintende un neo-colonialismo strisciante» e che «le invettive contro il ministro Lollobrigida, oltre che una deriva polemica che si attacca a ogni pretesto, rivelano quale sia l’ideologia che ha contributo a portare il nostro Paese nella morsa del gelo demografico che oggi lo stringe».
Se scopriamo che lecite contestazioni vengono ritenute «invettive» da una destra che al posto di governate preferisce lanciare continue invettive contro gli avversari politici, a detta della signora Roccella «la sinistra non vuole una cultura che stimoli il lavoro e la natalità, ma vuole che altri si facciano carico delle esigenze dell’Italia in termini di forza lavoro e di ricambio generazionale».
Insomma, la signora dice che sarebbe colpa di chi non è al governo se le donne non producono prole secondo i suo desiderata e se il loro governo ha pubblicato studi in cui si sostiene che senza immigrazione il nostro debito pubblico diventerà insostenibile. Ma ovviamente non ha ridire su una Giorgia meloni che si intasca 20mila euro al mese ma ha prodotto un'unica figlia.
Inveendo contro i migranti, la signora Roccella afferma anche che «dietro la spinta per l’immigrazione incontrollata non c’è altruismo. C’è invece l’idea di appaltare a Paesi terzi quello che secondo l’ideologia globalista e falsamente buonista della sinistra, che per decenni ha imperato nel nostro Paese, non si dovrebbe più fare: i figli e i lavori meno patinati».
Forse ignorando che negli ultimi vent’anni la maggior parte degli esecutivi è stata di destra, tra iii tre governi Berlusconi e l'ascesa di Salvini, è in quel loro cercare di dire che tutto è sempre colpa della sinistra che la ministra sostiene che «dopo tanti anni di governi di sinistra in Italia si fanno sempre meno figli. I motivi sono anche culturali».
Infatti l'agenda del WCF, da lei promosso, teorizzava che bisognasse impedire alle donne di studiare perché così avrebbero fatto più figli.
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