Adinolfi non si accontenta più di rubare i figli ai gay e ci vuole picchiati per strada?

Se lo scorso anno diceva di volersi arruolare tra i neonazisti ceceni per aiutare Putin a massacrare intere famiglie ucraine come atto di ritorsione per la loro vittoria all'Eurofestival, oggi Mario Adinolfi si propone come il no-vax che gioisce quando la Meloni priva un bambino dai suoi genitori perché gay. Ma non solo, questa mattina ha anche chiarito la sua piena soddisfazione davanti alle immagini del brutale pestaggio di una donna trans da parte di alcuni polizotti. D'altronde era stato proprio il suo partito a sostenere che ogni omofobo fosse chiamato a «riempire di botte» le persone trans, esattamente come hanno fatto quegli agenti che lui elogia per le manganellate ad una vittima inerme.
Neppure il nazismo iniziò von i campi di concentramento. Il fatto che Adinolfi paia sentirsi legittimato a dire cose sempre più oscene, confidando in un'opinione pubblica così assuefatta da non trovare più la forza di insegnarsi davanti a fin troppo espliciti inviti alla violenza, significa che le frange dell'estrema destra stanno riuscendo a corrompere la società alla loro ideologia e stanno normalizzando atti che fino e ieri avrebbero suscitato orrore. D'latrone sono ormai anni che cercano di convivere gli intolleranti che persino i reati dettati dall'odio dovrebbero essere ritenuti una loro presunta "libertà di opinione" ma che ogni forma di dissenso dal loro pensiero unico vada ritenuto un atto violento.
Quindi per lui picchiare una donna trans è legittimo, mentre contestare pacificamente una sua conferenza contro i diritti delle donne va ritenuta una "aggressione" alla sua persona e a chi pensa che il Qatar vada preso d'esempio per la repressione dei diritti altrui.


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