Lo squallore di Nicola Porro che sfotte Fabio Fazio


Nicola Porro pare spesso atteggiarsi come un bullo, il che ci spiega perché Salvini lo voglia in Rai a promuovere intolleranza e disprezzo contro interi gruppi sociali. Ma pare davvero inqualificabile il suo sfottere Fabio Fazio, quasi fosse eccitato al pensiero di come il governo abbia deciso di sostituirlo con lui ed altri esponenti dell'estrema destar che abbiano dato dimostrazione di esse disposti a promuovere ogni loro politica:



Mostrando di quale disonestà intellettuale sia capace, manco ritenesse che mostrarsi brutte persone sia considerato un merito agli occhi si Salvini e della Meloni, pubblica una cosa a firma di max Del papa. E ci spiace per lui, ma quella schifezza non può essere definita "articolo" anche se lui lo spaccia per tale.

In quella loro abitudine a preferire gli inusti alle argomentazioni, dicono che Fazio «ci rompe le palle da una ventina d’anni», incaranti di come il pubblico continui a seguirlo con interesse. Dicono che «ci è costato come un Pnrr, come una transizione green» anche se quel programma non ci è scostato un solo euro, dato che gli introiti hanno sempre superato i costi. Non come il suo Salvini, che prende tanti nostri soldi e ancora non si è capito cosa mai avrebbe prodotto.
Se Porro non è mai riuscito a invitare Barack Obana o Madonna, fa scrivere che Fazio «ci ha sbomballato con ospiti noiosissimi, pipponi sfinenti, interviste balbuzienti, pura agiografia, mai un po’ di ciccia, sempre la solita aria fritta del politicamente corretto di stampo europiddino». Peccato che a dirlo sia uno che fa "toc toc", dice tutto quello che dice Salvini e ci rompe le scatole con la peggior propaganda populista.
In un susseguirsi di insulti, scrivono che «non si è mai capito che fosse, un conduttore, un ciambellano, un ufficiale di collegamento: un giornalista no» e che «il parterre, diciamolo, era incommestibile, ci voleva ogni volta una overdose di digestivo Antonetto». Ed ancora: «Fazio è un personaggio falsissimo» e il programma «era scaduto, bolso, superato, prevedibile, era una spoon river di facce, di intenzioni, di contenuti. La verità è che i Saviano, i Burioni, le Murgia, il cantante più o meno militante non rappresentano nessuno e nessuno li segue più a dispetto della grancassa che vorrebbe far credere il contrario».
E dato che loro sono fieramente no-vax e negazionisti dei cambiamenti climatici, aggiungono che sia giusto cazziare Fazio perché faceva parlare Burioni al posto di dire che Greta è una «gretina» come fanno loro.
Quasi provassero piacere sessuale nell'insultare gratuitamente, insistono nel dire che «il Che tempo che fa di regime ha suonato una grancassa poderosa, completamente avversa alla libertà, ai diritti fondamentali, invitando politici fanatici, virologi di servizio, commentatori omogeneizzati». Dicono che Saviano gli fa schifo prima di decidere che «Che tempo che fa è stato, per anni e annorum, lo specchio di un autoritarismo che si legittimava di per sé, vagamente eversivo in quanto non pienamente democratico, puntellato regolarmente dal Colle a prescindere dall’inquilino, fondato sull’infiltrazione gramsciana nei giornali, nella televisione, di stato e non, nell’editoria, nelle arti popolari sovvenzionate, nel conformismo stupido spacciato per ragionevolezza, nella faziosità ammantata di tolleranza. E non si venga a dire, per l’amor del cielo, che il trasloco delle brigate rosa sia un atto d’imperio del nuovo regime».
Ovvio che non si debba dire, altrimenti come farà lui beccarsi uno stipendio da sogno per andare in televisione a osannare e venerare Salvini?
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