Nicola Porro torna ad attaccare l'Europa per difendere la diffusione di fake-news


È curioso come Nicola Porro dica tutto e il contrario di tutto secondo convenienza. Se ieri urlava che il suo Salvini faceva bene a sostenere la necessità di imporre limitazioni alla libertà di espressione artistica dopo aver elogiato le limitazioni alla libertà di circolazione delle famiglie imposto dalla Meloni, oggi tenta di aizzare le destre contro l'Unione Europea sostando che sia grave che odio e violenza non siano ritenuti "libertà di opinione":



La premessa è che l'Europa vada distrutta, esattamente come chiedeva quel Putin che era sempre presente sulle felpe del suo Salvini. Evidentemente il partito che ha eliminato gli appalti e che ha imposto che ogni politico debba potersi rivolgere ai suoi amici dell'affidare incarichi pagati dalla collettività non ama dover rispondere a terzi del loro operato.

Dato che Porro ama sostituire le argomentazioni con gli insulti, evidentemente confidando che abbiano ragione i loro finanziatori russi a sostenere che il loro elettorato è particolarmente ignorante e manipolabile, attacca la presidente della Commissione europea Vera Jourova dicendo che lei farebbe «accapponare la pelle» e che avrebbe «evidenti manie di controllo».
Secondo Porro, il fatto che l'Unione Europea voglia vigilare sulla disinformazione e sull'uso dei social per diffondere fake news, con Porro che si lancia nel sostenere che la tutela dei cittadini dalle menzogne pagate dai ricconi e dai burocrati di Mosca andrebbe ritenuta una «instaurazione di una sorta di grande fratello dell’informazione globale»

Ovviamente Porro precisa che Salvini e la Meloni non hanno problemi con chi diffonde informazioni false per condizionare la politica del Paese, accusando la Moschi di non essere "liberale" perché non incoraggia le fake-news in rete:

Si tratta di una serie di affermazioni molto gravi che soprattutto in Italia hanno già avuto una parziale applicazione con la nascita della fantomatica commissione parlamentare contro le fake news varata nel luglio del 2020. Una iniziativa fortemente voluta da Italia Viva, tanto da rappresentare la prima proposta di legge presentata all’indomani della sua nascita, nell’autunno del 2019, con Maria Elena Boschi come prima firmataria. Tanto per parlare di “liberali” di sinistra.
Mentre in Europa è dall’estate del 2021 che si discute di inasprire il succitato codice di condotta, così da accelerare la corsa verso l’ammasso dei cervelli dei cittadini comunitari, già da tempo bombardati da divieti e censure di ogni tipo.

Il fatto che un giornalista si dica minacciato da chi verifica le notizie da lui pubblicate non pare un buon segnale, ancor più se tenta di sostenere che offrire una informazione veritiera sarebbe "Censura" verso chi campa su disinformazione e menzogne. Ed è attingendo alla propaganda del Cremlino che Claudio Romiti ne conclude:

Si tratta a mio avviso di un ulteriore percorso, non pianificato ma che fa parte di una certa deformazione professionale di chi ha fatto della politica una professione, che tende verso una instaurazione ancora più aggressiva di ciò che viene definito come pensiero unico. Pensiero unico che durante la lunga notte della pandemia, soprattutto in Italia, abbiamo duramente sperimentato sulla nostra pelle, e che rappresenta il sogno di molti di quelli, i citati politici di professione, che vorrebbero insegnarci non solo a vivere, ma anche a pensare nel modo, per l’appunto, politicamente corretto. Sotto questo punto di vista, è molto meglio ascoltare i deliri in libertà di tanti complottisti, piuttosto che le sinistre e minacciose affermazioni di questi tronfi papaveri europei. Su questo non ho alcun dubbio.

Non poteva mancare l'appello ai no-vax, evidentemente ritenuti un pubblico affezionato alle fake-news. Ed ovviamente si inventano che sarebbe "pensiero unico" difendere la verità mentre il loro governo censura ogni libertà sgradita a Mosca.
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