Il blog sessista torna ad attaccare i gay

Se non è chiaro il motivo per cui un gruppo di sessisti dovrebbe sentirsi chiamato a promuovere anche una feroce omofobia, i signori del blog "La fioda" sono tornati a pubblicare articoli surerali con cui attaccare la comunità lgbt.

In un articolo intitolato "Le lobby e i meccanismi dietro alla lobby LGBTQI", tale Vincenzo Moggia scrive:

Come abbiamo argomentato altrove, uno dei principali motori dell’ideologia gender in prima istanza è stata l’accademia, da dove poi è filtrata in alto, nei discorsi dei legislatori sovranazionali, e in basso, nelle scuole e nelle università di tutto il mondo “occidentale”. Altro motore importante sono i social media, che diventano fondamentali per diffondere, specie tra i più giovani, modelli e linguaggi direttamente influenzati dagli obiettivi dell’ideologia. Ma il motore fondamentale, e allo stesso tempo il meno visibile da parte del grande pubblico, di questa operazione in atto è la pressione ideologica esercitata da grandi gruppi finanziari sugli attori principali del mercato, lobby che hanno il fine di forzare l’adozione di regolamenti interni, politiche, e decisioni in merito ai prodotti e alle campagne promozionali, allineati all’ideologia gender.

Premesso che la fantomatica "ideologia gender" è una invenzione delle lobby di estrema destra e che quindi è curioso venga usata come fulcro del loro discorso, il sito sostiene passa a lamentarsi di tutte le società che osano promuovere inclusione e tolleranza. Il fine diventa chiaro quando tentano di sostenere che l'omofobo governatore della Florida vada elogiato per il suo impegno nella discriminazione:

Ad esempio Ron De Santis, governatore della Florida, ha annunciato una legge anti-ESG; e stanno nascendo reti di investimento alternative come quella fondata da Vivek Ramaswamy, autore del libro Woke Inc., incentrato proprio sulla problematica qui discussa. Parallelamente stanno crescendo proposte commerciali, sia nel campo del mercato che dell’intrattenimento, costruite da e per quella parte di popolazione che si oppone a questa deriva, facendo leva sulle potenzialità fornite dal web. Una sintesi efficace è proposta in Unwoke Inc., breve documentario disponibile gratuitamente su PragerU, un network no-profit di controinformazione woke critical. Nel suo piccolo, La Fionda continuerà a fare la sua parte per informare al riguardo, e contrastare questa deriva.

Insomma, loro aiuteranno gli omofobi a promuovere discriminazioni. Poi, in un altro articolo sempre a firma di Vincenzo Moggia, aggiungono:

Negli ultimi anni, durante il “mese dell’orgoglio GLBT”, saltano sempre più all’occhio le maggiori contraddizioni della propaganda arcobaleno: mentre le associazioni e i movimenti di settore approfittano di questo periodo per gonfiare in tutti i modi la percezione di una presunta discriminazione “sistemica” delle persone omosessuali nell’opinione pubblica, i principali marchi finanziari e di beni di consumo, ma anche i più alti livelli delle istituzioni e della ricerca, tipicamente si tingono di tutti i colori in onore della bandiera arcobaleno. La contraddizione è risaltata in questo inizio di giugno 2023, in cui si è assistito contemporaneamente alla celebrazione della bandiera arcobaleno alla Casa Bianca e al lancio dell’allarme da parte della lobby Human Research Foundation riguardo un presunto “stato di emergenza” per le persone omosessuali negli USA, in realtà rivelatosi unicamente misurato sulla reazione di alcuni Stati alla crescente pervasiva diffusione dell’ideologia gender Ma chi è che spinge per questa ideologia e in che modo riesce a coinvolgere in tal misura il mondo della finanza e del largo consumo, nonostante il target diretto sia una strettissima minoranza della popolazione e nonostante il largo pubblico non sembri gradire più di tanto? Il meccanismo è nascosto nelle politiche ESG.

Insomma, loro non credono alla discriminazione e aborrono chi promuove inclusione sul posto di lavoro. Lasciando intendere che loro provino odio anche verso ecologia e donne, proseguono:

Per capire di cosa si tratta, dobbiamo comprendere il processo per mezzo del quale il mondo dell’alta finanza riesce a indirizzare decisioni e orientamenti delle grandi compagnie commerciali in una direzione che negli ultimi quindici anni è sempre più smaccatamente quella indicata dai maggiori ideologi della cultura woke, che comprende femminismo intersezionalista, lotta al “privilegio bianco”, teoria queer, ideologia gender e anche l’estremismo green, tutti impegnati a lavorare alacremente per riscrivere il passato dell’umanità, controllarne il presente, e scolpirne il futuro in senso transumanista.

Si inventano poi che il povero omofobo verrebbe costretto a non discriminare, suscitando le loro ire:

Peccato che nel corso degli anni la politica ESG da una libera scelta degli investitori sia diventata preponderante e pressoché obbligatoria, perché i principali assets managers (i grandi gruppi di gestione dei fondi d’investimento) hanno iniziato sia a porla in automatico alla base delle proprie scelte legate alla gestione dei fondi, sia a seguire classificazioni della “sostenibilità” delle imprese basate su criteri variamente definiti, sulla carta legati a istanze di ambientalismo e politiche sociali, ma nella pratica legati all’ideologia che si vuole spingere. Per cui ci saranno imprese “buone” nel proprio livello di impegno ESG e imprese “cattive”, e naturalmente i fondi andranno in preferenza alle imprese “buone”.

Le loro fantasie proseguono:

Ovviamente, proprio come la principale propulsione all’ideologia gender non è venuta “dal basso” ma dall’ambito accademico e da azioni di lobby nei palazzi del potere sovranazionale (un’ottima ricostruzione si trova nel libro La guerra del gender, di Dale O’Leary), così la politica ESG è stata calata dall’alto.

Insomma, loro si dicono certo che da non-discriminati non hanno interesse per i diritti altrui. E si arrabbiano se qualcuno elogia chi non discrimina.


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