Il leghista La Porta elogia una politica che preferisce le pretese delle lobby forzanoviste ai diritti di cittadini
Il leghista Giorgio La Porta sostiene che se la sua amata Giorgia Meloni pretende di imporre i suoi uomini in Rai, a pagarglieli devono essere i cittadini che avrebbero preferito guardare Fazio. Se Jacopo Conghe vuole inviare i peggiori omofobi della terra a Verona, lui si merita il patrocinio del leghista Fontana a nome del Governo Italiano a fronte di discutibili ospiti russi che sostenevano fosse ingiustoi proibire agli uomini di poter picchiare le mogli.
Ma i gay non lo meritano. Lui dice che ha fatto bene il presidente meloniano di Regione Lazio ad obbedire agli ordini di Jacopo Coghe a a ritirare il suo patrocinio al Pride di Roma, sostenendo che quella sarebbe una “manifestazione volta a promuovere comportamenti illegali” perché glielo ha detto Jacopo Coghe.
Ovviamente La Porta fa anche leva sul consolidato egoismo leghista, sostenendo che la regione avrebbe versato presunti fondi pubblici all'evento. Peccato che il patrocinio fosse gratuito e che tutte le sue asserzioni che riguardano inesistenti soldi siano oggettivamente false.
Ma se anche fosse, resterebbe gravissima la teoria leghista per cui la libertà di manifestazione andrebbe garantita solo a chi sostiene la Meloni o a chi può permettersi di pagarsi il diritto di parola:
Potremmo anche osservare che forse è Jacopo Coghe che dovrebbe pagarsi di tasca sua la sua strenua promozione della discriminazione, anche se la destra pare gradire che la sua organizzazione forzanovista sia considerata "onlus" e possa beneficiare di soldi pubblici per campagne politiche contro interi gruppi sociali.
Il leghista urla anche che lui non accetta che si possa parlare di fascismo davanti a chi dice che chi ha idee non conformi al governo non debba poterle esprimere, inveendo anche contro la festa delle donne e il 25 aprile. Immancabile è anche il suo dire che i gay europei sarebbero migliori di quelli italiani perché a lui sta sulle scatole che non votino chi promuove leggi che li discriminano. Magari gli si potrebbe spiegare che le destre europee approvano i matrimoni egualitari, non leggi ideologiche che mirano a sostenere che la famiglia debba essere resa reato se non è conforme al volere di Pillon.
Ed ovviamente nessun Pride europeo ospiterebbe partiti di estrema destra, dato che Orbán, Duda e la loro Le Pen non hanno mai partecipato a quelle manifestazioni.
In tutto questo, La Porta si premura di usare una retorica fasciata che prevede la creazione di un "noi contro loro". Quindi lui si professa un eterosessuale bianco che merita infiniti privilegi, opposto a quel loro che non hanno diritto di parola perché non la pensano come il governante di turno.
«Siamo ormai alla farsa: Provita ordina e la politica esegue -afferma Mario Colamarino, portavoce del Roma Pride- Con l’ironia che ci contraddistingue ringraziamo Pro vita per averci offerto un servizio di ufficio stampa gratuito. Grazie a loro siamo certo che sabato 10 giugno alla grande parata che partirà da piazza della Repubblica alle ore 15 ci sarà una folla oceanica che crede nei diritti, nell’uguaglianza e nella laicità. Per quanto riguarda il governatore Francesco Rocca, lo rassicuriamo che visto che la Regione Lazio è delle cittadine e dei cittadini, quindi anche nostra e non di un manipolo di talebani cattolici, non toglieremo il logo della Regione Lazio dal nostro sito. Il governatore può tranquillamente rivolgersi a Provita, che viste le affinità sicuramente potrà consigliargli qualche hacker russo, ungherese o polacco per farlo rimuovere».