Provita Onlus accusa i gay di «pratiche kinky» che «possono comportare anche l’esposizione dei bambini»

Jacopo Coghe, portavoce dell'organizzazione forzanovista Provita Onlus, pare si stia godendo il suo quarto d'ora di popolarità dopo che il presidente Rocca, ossia il pregiudicato per spaccio che la Meloni ha voluto alla guida di Regione Lazio, si è detto pronto a revocare il patrocinio al Roma Pride su sua richiesta.
E se pare probabile che un estremista di destra come Coghe possa avere enormi difficoltà nel comprendere come funzioni la democrazia, fa sorridere ritrovarlo a sostenere che le istituzioni non dovrebbero rispondere a tutti i cittadini, ma solo offrire servigi a chi li ha votati:

Insomma, il potere politico deve sopraffare chi non la pensa come loro, esattamente come avveniva sotto al fascismo. E dato che Provita ha investito numerosi rubli nella promozione di Giorgia Meloni, ora pretende che i suoi uomini obbediscano alle loro richieste.

Nonostante il Roma Pride non promuova quello che loro chiamano "utero in affitto" e nonostante l'impressione è che la loro propaganda si basi sul ritenere che una bugia ripetuta mille volte verrà percepita come una verità, scrivono:

ProVita & Famiglia ha accolto con estremo favore la decisione della regione Lazio di revocare il patrocinio al Roma Pride che si terrà nella Capitale sabato 10 giugno. È stata proprio l’associazione, infatti, a chiedere al presidente Rocca di ritirare la sponsorizzazione istituzionale a un evento che, a loro avviso, si rende promotore di istanze come l’utero in affitto. La decisione della regione Lazio di assecondare questa richiesta ha scatenato, come era prevedibile, un’immensa polemica.
Il ritiro del patrocinio potrebbe, però, non essere definitivo: Rocca si è detto pronto a tornare sui suoi passi se Mario Colamarino si scuserà per aver strumentalizzato l’adesione della regione Lazio alla manifestazione.

Anche qui andrebbe capito se esista una "strumentalizzazione" o se semplicemente Rocca non tolelri si possano esprimere idee contrarie alla propaganda del governo, proponendo di modificare a proprio piacimento i manifesti politici altrui.
Ma al posto di farsi domande, hanno preferito andare da Jacopo Coghe a fargli dire «le loro manifestazioni impregnate di ideologia gender». Buffo, dato che l'inesistente "ideologia gender" è una loro truffa culturale ed è improbabile che qualcuno possa promuovere un qualcosa che esiste solo nella loro propaganda. Inoltre è evidente che quel "noi contro loro" usato da Coghe sia lo stesso stratagemma che venne usato dalla propaganda nazifascista.

Sostenuto che il presidente del Lazio avrebbe «ricordato come le istituzioni non possano sostenere manifestazioni volte a promuovere comportamenti illegali» in un'affermazione che puzza di reato di diffamazione aggravata ma mira a dire che quella teoria vada ritenuta Vangelo, annunciano che «l’associazione ProVita & Famiglia può però intanto dichiararsi soddisfatta, come ha spiegato Jacopo Coghe».
Insomma, lui è molto felice perché ha impedito che altri potessero esprimere opinioni a lui sgradite, ovviamente solo dopo aver invocato la "liberà di opinione" per garantire impunità chi commette reati d'odio

Coghe inizia così a paragonare i gay a degli eroinomani, in un brutto riferimento ad una tesi usata da chi promuove quelle fantomatiche "terapie riparative" dell'omosessualità che hanno spinto numerosi adolescenti alla morte. E lui dovrebbe conoscerle, dato che promuove molti personaggi che hanno cercato di farsi sponsor di quelle torture inumane e barbare:

Siamo molto soddisfatti della decisione del presidente Rocca, che ha fatto una scelta giusta e in linea con la legge italiana e le politiche del centrodestra. Il Governo, come sapete, sta portando avanti il disegno di legge per rendere l’utero in affitto reato universale. E inoltre in Italia c’è la legge 40 del 2004 che vieta questa pratica e soprattutto la sua pubblicità. Dare il patrocinio sarebbe stato sbagliato, come concederlo, che so, a chi chiede la liberalizzazione dell’eroina”.

Peccato che nessuno abbia fatto pubblicità a nulla, ma si sia semplicemente chiesta una discussione seria e non populistica sul tema. Coghe crede davvero che chiedere un dibattito o una legge costituisca reato perché lui preferisce che si impongano divieti e limitazioni sulla base del pregiudizio e dei discorsi da bar?

E se il leghista Fontana particina i loro eventi, lui dice che i patrocini andrebbero negati a chi non dice quello che vogliono loro:

Il Pride può fare quello che vuole e dire quello che vuole. Ma dare il patrocino significa dire che l’evento ha la benedizione delle istituzioni ed è considerato di alto valore. L’ha spiegato bene oggi Rocca, dicendo se ne sarebbe potuto riparlare a patto di levare la richiesta dell’utero in affitto e qualche altra cosa.

Arriva poi spiegare che il politico dovrebbe soddisfare il suo elettorato, anche a costo di calpestare i diritti altrui:

Quelli del Gay Pride non hanno votato Rocca, mentre la maggior parte dei pro-life hanno votato centrodestra. Dopo queste dichiarazioni forse ci penseranno due volte a votarlo la prossima volta.

Insomma, Coghe è ricorso alle sue consuete minacce, simili a quelle che pronunciò contro Renzi ai tempi delle unioni civili. La sua tesi è che chi non gli obbedisce vada punito e danneggiato. Poi inizia a vantarsi si aver cercato di vietare la famiglie gay, di aver tolto tutele ai loro figli e di voler ottenere la sistematica discriminazione degli studenti trans nelle scuole. In pratica, lui sogna un'Italia omofoba che infligga violenti discriminazioni a chi osa non condividere il suoi stessi pruriti sessuali al pari di Putin. Anzi, del suo amatissimo Putin, da lui mai criticato anche durante gli stupri a delle bambine di soli 3 anni:

Abbiamo organizzato un Family day nel 2017 proprio contro le unioni civili. Ricordo che da quella legge fu levata all’ultimo secondo, anche grazie alla nostra attività, la stepchild adoption. I Pride sono impregnati di ideologia gender, carriera alias, addirittura di pratiche kinky, ovvero dei fetish che possono comportare anche l’esposizione dei bambini. Insomma, cose quanto meno assurde se non borderline. Noi come associazione combattiamo queste cose e cerchiamo di proteggere i bambini e le famiglie.

Ovviamente andrebbe dimostrato che imporre discriminazioni e odio serva a «proteggere i bambini e la famiglie», dato che l'evidenza parrebbe dimostrare l'esatto contrario. E sinceramente non si capisce a cosa riferisca il signor Coghe quando sostiene che i gay attuerebbero «pratiche kinky» che «possono comportare anche l’esposizione dei bambini». Sta forse insiinando che i gay sarebbero pedofili e farebbero sesso con bambini in un becero tentativo di scimmiottare l'infame accostamento promosso dal suo amico Lucio Malan, senatore di Fratelli d'Italia?


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