Scalfarotto come Adinolfi sul caso Arisa: «La comunità gay è come Stalin»
Ivan Scalfarotto (nella foto insieme ai leader delle organizzazioni anti-gay Provita Onlus e CitizienGO) pare voler scimmiotta Adinolfi nel proporsi come l'avvocato d'ufficio di Arisa. Sostenendo la versione per cui sarebbe colpa dei gay se la cantante non potrà fatturerà soldi ai Pride, sostiene sia fatto diviero criticare chi ha deciso di schierarsi dalla parte di un governo ostile ai diritti lgbt dopo aver sostenuto che parte della comunità lgbt sia composta "anche da persone normali", quasi ritenesse che altri non lo sarebbero:
Scalfarotto ha però omessi di dire che lui, nell'anno delle unioni civili, preferì andare ai Pride in Inghilterra per timore di essere sommerso di fischi in Italia. Il motivo era lo stesso, dato che anche lui decise di prendere posizioni non condivise da molti altri e preferì sottrarsi alle possibili critiche.
Inoltre è interessante il loro sostenere che esisterebbe un diritto a poter dire ciò che si vuole, ma non dovrebbe esistere il sacrosanto diritto di critica. Perché se Arisa è stata libera di dire quello che voleva, davvero non si capisce perché non vuole che altri possano esprimere le proprie opinioni riguardo alle sue parole.
Tra i commenti, Scalfarotto tenta di sostenere che per essere "inclusivi" si debbano dare soldi a chi rema contro la comunità. E va sempre peggio quando inizia a dire che la comunità lgbt «ricorda Stalin» in un messaggio che probabilmente verrà usato dalla propaganda anti-gay per incitare odio e chiedere leggi repressive:
Insomma, i gay sono brutti e cattivi. E così Scalfarotto ha aiutato Adinolfi a promuovere odio contro la comunità, incurante di tutti quegli insulti e quelle offese che l'integralismo romano ha vomitato contro la sua famiglia.