Carol Maltesi, i giudici attenuano la pena allo squartatore perché lei era «troppo disinibita»
È stata presa a martellate, sgozzata, fatta a pezzi, rinchiusa in un congelatore e poi gettata via in quattro sacchi neri. Ma i giudici hanno ritenuto che l'assassino non meritasse l'ergastolo perché lei era «giovane e disinibita» mentre lui era «innamorato perdutamente» e «si sentì usato».
Mentre la destra tenta di sostenere che una donna che usa droghe si sia cercata lo stupro, i giudici del tribunale di Busto Arsizio decidono che ci sarebbe amore nel fare a pezzi e gettare in un burrone il cadavere di una donna che si riteneva troppo disinibita. E lo hanno anche scritto nelle motivazioni della loro sentenza: «Lei giovane e disinibita, lui innamorato perdutamente».
Così Davide Fontana, responsabile del femminicidio di Carol Maltesi, sconterà solo 30 anni di carcere. Per i magistrati non vi fu premeditazione e nemmeno le aggravanti dei motivi futili o abietti e della crudeltà. E il movente non è la gelosia, ma l’uomo «si rese conto che ormai, dopo averlo in qualche misura usato, Maltesi si stava allontanando da lui, scaricandolo» e andando a vivere altrove. «Si era in qualche misura servita di lui per meglio perseguire i propri interessi personali e professionali e ciò ha scatenato l’azione omicida».
Secondo i giudici, «l’idea di perdere i contatti stabili con colei che egli, per sua stessa ammissione e secondo l’amica testimone, amava perdutamente, da cui sostanzialmente dipendeva poiché gli aveva permesso di vincere la sostanziale solitudine in cui si consumava in precedenza e di vivere in modo finalmente diverso e gratificante, si è rivelata insopportabile». Insomma, l'incapacità di accettare un "no" sarebbe una attenuante all'omicidio.