Il Comune di Roma condannato per aver espostovi nomi delle donne che hanno abortito

Se è per compiacere il solito Jacopo Coghe e la sua organizzazione forzanovista che il sindaco di Roma ha imposto la sepolura dei feti abortiti contro il volere delle donne, il Garante della privacy li ha condannati per aver divulgato i dati delle donne che avevano abortito. I loro nomi, infatti, campeggiavano sulle sepolture dei feti presso il Cimitero Flaminio.
Per aver violato la legge 194 sull’interruzione di gravidanza, l’amministrazione capitolina e l’azienda municipalizzata che gestisce i servizi cimiteriali romani sono state multate rispettivamente per 176 mila e 239 mila euro, mentre la Asl Roma 1 ha ricevuto un ammonimento per non aver anonimi i dati trasmessi.
Oltre a riportare i nomi delle donne, sulle tombe veniva anche imposto un crocefisso cattolico per volere delle organizzazioni integraliste no-choice a cui venne “appaltata” nel 2020 la gestione di cimiteri dei feti, nel nome della sussidiarietà confessionalista. Un problema che va ben al di là.


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