Il Tar rigetta ricorso Lega contro l'Aosta Pride. I leghisti accusavano i gay di «propaganda ideologica ed elettorale»


Matteo Salvini può anche continuare giurare sul cuore immacolato di Maria che il suo partito non sarebbe omofobo, ma i fatti parrebbero dimostrare l'opposto. In Valle d'Aosta, il suo partito è addirittura ricorso al Tar per chiedere che il sindaco di Aosta fosse costretto a ritirare il suo patrocinio al Pride perché accusavano la manifestazione a sostegno dei diritti lgbt di avere «fini di propaganda ideologica o elettorale» e di costituire una violazione al «silenzio elettorale».

I giudici hanno smontato tutte le contestazioni della Lega Valle d’Aosta contro l'Aosta Pride e contro Arcigay Valle d’Aosta Queer Vda, sancendo che «i valori di libertà, di uguaglianza e di solidarietà che l’Associazione si propone di perseguire mediante le attività di interesse generale» sono «astrattamente idonee ad escludere la sussistenza di reconditi fini di propaganda ideologica o elettorale che, secondo la prospettazione della parte ricorrente, sarebbero stati surrettiziamente perseguiti dal Comune con lo strumento del patrocinio, in luogo dei dichiarati fini di inclusione sociale, di solidarietà e di non discriminazione».
Il collegio ha rigettato tutte le tesi esposte dall’avvocato Paolo Sammaritani, consigliere regionale e legale rappresentante della Lega Vda. In particolare ha riconosciuto che tutta la procedura svolta dal Comune di Aosta è risultata coerente e precisa sia dal punto di vista tecnico che di visione, sottolineando anche l’adesione alla Rete nazionale delle pubbliche amministrazioni anti discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere (Re.A.DY.) sin dal novembre 2020, con la quale il Comune di Aosta ha assunto in concreto il compito di individuare, diffondere e realizzare a livello locale le politiche di inclusione sociale e di non discriminazione in favore delle persone LGBTQIA+.
«A tal riguardo -dichiara Giulio Gasperini, presidente di Queer Vda- ci teniamo a ringraziare ancora il sindaco Nuti, l’assessora Forcellati, l’assessore Tedesco e il capo di gabinetto Molino, per l’impegno e la vicinanza dimostrati prima e dopo questo ricorso. Sapere che la città è amministrata da persone che hanno a cuore la Comunità queer ci riempie di orgoglio».
Rispetto alle ripetute accuse rivolte ad Arcigay Vda -non solo nel ricorso al Tar, ma anche, spesso, in
Consiglio regionale- di essere un movimento politico a fini di propaganda, e che Aosta Pride fosse
una manifestazione politica e non culturale, i giudici smascherano definitivamente la propaganda
leghista, con parole estremamente precise: le contestazioni presentate (ovvero avere un “manifesto politico” del Pride, aver ottenuto l’adesione al manifesto di partiti e movimenti politici e aver spostato la data del Pride perché coincidente con le elezioni politiche) non sono infatti, secondo il Collegio «elementi idonei a trasformare un’attività di promozione di “politiche” sociali inclusive e non discriminatorie in attività politica in senso proprio».
Sempre secondo il Tar, Arcigay «non può essere neppure qualificata come organizzazione rappresentativa di categorie o di forze sociali, dal momento che la tutela dei diritti delle persone LGBTQIA+ rifugge da ogni categorizzazione sociale».

«Siamo molto soddisfatti della sentenza del Tar - dichiara Gasperini - perché seppur non ce ne dovrebbe essere bisogno, viene riconosciuto il ruolo delle associazioni che, come scritto negli atti, concorrono a determinare il funzionamento delle Istituzioni democratiche. Arcigay Valle d’Aosta Queer Vda assieme a tutto il Comitato Aosta Pride, lavora quotidianamente secondo i propri fini statutari e secondo la volontà di costruire una società che rifletta concretamente l’articolo 3 della nostra Costituzione». «La brutta figura della Lega, la cui denuncia di un vizio nella concessione del patrocinio all’Aosta Pride è stata clamorosamente smentita dai giudici, è però emblematica: c’è un impegno martellante, una vera e propria ossessione delle forze politiche che compongono la maggioranza di questo Governo per ostacolare le vite e le pratiche della comunità LGBTQIA+. I Pride stanno portando migliaia e migliaia di persone nelle strade e sono la voce di una parte consistente del nostro Paese, anziché ascoltarla il Governo cerca di silenziarla, e quando non possono censurarla direttamente, allora ostacolano, ostruiscono, impediscono. È una pratica di oppressione che questo Paese purtroppo ha già conosciuto, un incubo che torna dal passato e che con forza denunciamo e combattiamo», ha dichiarato la Presidente nazionale di Arcigay Natascia Maesi.
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