Sciolse nell’acido Lea Garofalo. Il sindaco di Petilia Policastro ne piange la morte

Dopo i funerali di stato e il lutto nazionale che Giorgia Meloni ha ordinato fossero concessi all'evasore fiscale che frequentava minorenni, l'amministrazione comunale di Petilia Policastro e il sindaco in persona hanno “partecipano al dolore” della famiglia per la morte di uno degli assassini di Lea Garofalo. Nello specifico, piangono l'uomo della ‘ndrangheta che ha materialmente sciolto nell’acido il corpo della collaboratrice di giustizia, sequestrata e ammazzata per aver osato ribellarsi al clan. Lo annunciano con un manifesto affisso per le vie cittadine:

Lea Garofalo, ex moglie del boss della ’ndrangheta Carlo Cosco, è un simbolo della lotta alla criminalità organizzata. Dopo essere diventata testimone di giustizia, fu uccisa dalla ’ndrangheta il 24 novembre 2009, a soli 35 anni, in un agguato organizzato dal suo ex marito. Prima di essere uccisa, venne torturata. Il suo corpo venne poi bruciato nella frazione monzese di San Fruttuoso e i resti furono ritrovati soltanto nel 2012.

Il sindaco Simone Saporito, ovviamente di destra, dice di non capire i.,l perché delle polemiche datoc he lui avrebbe «fatto il manifesto a tutti. Perché a lui no? Davanti alla morte si è tutti uguali. Sarebbe stata una discriminazione al contrario non farlo».
Insomma, il poveretto sarebbe stato discriminato perché mafioso. Non come i gay che è giusto siano discriminati perché gay.
Insorge il Pd, che ne chiede le dimissioni. «La provincia di Crotone non merita amministratori che gettano discredito sull'intera Regione -dichiara segretario di federazione del Pd di Crotone, Leo Barberio- A nome di tutta la comunità Democratica Crotonese e Calabrese chiedo le immediate dimissioni del sindaco e della giunta comunale».


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