Secondo il Feministpost, l'omogenitorialità femminile sarebbe atto «simbolico fallico-tecnologico»
Il Feministpost, più volte elogiato da Pillon e dalle lobby forzanoviste per il suo impegno contro l'omogenitoriali e i diritti delle donne trans, è tornata ad attaccare l'omogenitorialità femminile.
Il gruppo di sedicenti "femministe" dice di temere che la donna non servirà più a niente se il maschio non la usa come oggetto adibito alla riproduzione, motivo per cui auspicano che sia «approvata in via definitiva la legge sull’utero in affitto reato universale» proposta dalla loro Giorgia Meloni. Ed è scimmiottando Provita Onlus che hanno lanciato una surreale campagna denominata "Per il vero bene dei bambini" in cui sostengono abbia ragione l'organizzazione di Coghe a sostenere che si debba vietare la trascrizione degli atti di nascita die bambini nati meditante GpA o da fecondazione assistita, ovviamente a meno che ad accedervi non sia un eterosessuale
Partendo dall'assunto che gli eterosessuali possono fare ciò che vogliono perché il loro interesse è solo quello vietare la genitorialità solo alle persone lgbt, sostengono che «un numero crescente di coppie lesbiche consiste nell’utilizzare l’ovocita dell’una per realizzare un embrione che verrà poi inserito nel grembo dell’altra che condurrà la gravidanza». Ed è quasi surreale che arrivano a scrivere:
Due donne sane possono ottenere facilmente una gravidanza fisiologica in altri modi, e non hanno alcuna necessità di ricorrere al costoso e fisicamente impegnativo metodo ROPA. Infatti non tutte le madri lesbiche lo diventano a questo modo. Allora perché un crescente numero di coppie di donne ricorre a questa tecnica, che mette a rischio la loro salute e quella del bambino?
La ragione è prevalentemente ideologica e ha a che fare con la fantasia di una donna che ne "mette incinta" un’altra proprio come un uomo. L’ovocita di una impiantato nel corpo dell’altra sostituisce simbolicamente il seme maschile. In questo modo inoltre l'apporto maschile viene ulteriormente designificato e il suo fantasma depotenziato.
La tecnica ROPA non è sinonimo di “maternità lesbica”, ma un prodotto di mercato che viene offerto cinicamente alle coppie di donne incoraggiando fantasie falliche, a discapito della loro stessa salute e soprattutto di quella del nascituro/a.
A incoraggiare il ricorso a ROPA anche il fatto che potrebbe essere più semplice ottenere la trascrizione integrale degli atti di nascita che indicherebbero non solo la madre che ha partorito -semper certa- ma anche la donna che ha messo a disposizione l'ovocita e che è a tutti gli effetti la madre genetica. Le ragioni per opporsi alla diffusione del prodotto ROPA sono molte, dalla tutela della salute delle donne e dei bambini all’opposizione al simbolico fallico-tecnologico.
Insomma, il gruppo della Terragni fantastica su falli, penetrazioni, eiaculazioni e riserva quelle loro fantasie contro i bambini che vorrebbero fossero discriminati. Per loro tutto va ricondotto alla penetrazione