Addio a Michela Murgia
Si è spenta, a soli 51 anni, la scrittrice Michela Murgia. Tra i suoi ultimi post social, aveva critica alla decisione della Meloni di censurare Saviano in Rai. Poi, qualche giorno dopo, ha lanciato un messaggio dall'ospedale, dove si premurò di "ringraziare" per la possibilità di potersi curare "in barba a chi demonizza chi paga le tasse". Infine, il 5 agosto, ha condannato il sindaco leghista di Ventimiglia per aver impedito ai migranti che passano la frontiera di rifornirsi di acqua al cimitero.
Il cancro al polmone era tornato al rene e le metastasi avevamo già raggiunto i polmoni, le ossa, il cervello. "Ma non chiamatemi guerriera, odio i militari", aveva avvertito all'ultimo Salone del Libro di Torino. "Se sono stanca di essere antagonista? In un Paese normale, civile, quello che faccio io lo fanno gli intellettuali e nessuno viene trascinato in tribunale. È l'unico Paese che si definisce democratico dove gli intellettuali sono perseguitati dal potere", aveva detto con forza in quella occasione. "In un mondo di vili tutto è un atto di coraggio. Io dico quello che penso".
Nata nel giugno del 1972 in Cabras, presso una famiglia profondamente patriarcale,è scappata ben presto da quell'ambiente. Ha scelto affetti diversi da quelli regolati dal sangue. È stata cameriera e precettrice, teologa, rappresentante, venditrice e pensatrice, la voce di un call center.
Il suo esordio letterario è piuttosto tardivo. La Murgia ha trentacinque anni quando pubblica "Il mondo deve sapere" ispirato alle sue esperienza di venditrice telefonica. Nel l 2009 vince il Campiello, il SuperMondello e il Dessì con "Accabadora".