Coghe e il quotidiano di Belpietro esultano per la discriminazione delle atlete trans


Jacopo Coghe, a nome dell'organizzazione forzanovista Provita Onlus, cita il quotidiano di Maurizio Belpietro per condividere il loro comune gaudio davanti a chi ha stabilito che le atlete trans non potranno gareggiare nelle competizioni. Ovviamente inveiscono solo contro le donne, dato che a loro fa comodo sostenere che abbia ragione Pillon a sostenere che, sulla base del suo pregiudizio, le si dovrebbe considerare avvantaggiate anche se la scienza dice altro:



Se si commenta da solo vedere un barbuto signore che si eccita ed esulta perché qualcuno è stato discriminato e qualcuno non potrà partecipare ad alcuna gara agonistica in modo che lo sport sia ritenuto un privilegio riservato alle sole persone cisgender, preoccupante è come ci siano persone che paiano pure dargli ragione, ovviamente ripetendo gli slogan che lui ha insegnato a recitare a pappagallo per promuovere un mondo più intollerante in cui la discriminazione spopoli in ogni ambito sociale ed economico.
D'altronde in Italia si accetta che Maurizio Belpietro si diverta a parlare di donne trans usando il maschile, così da incitare alla discriminazione quei lettori che pagano il prezzo di copertina al solo fine di sentirsi legittimati nella loro inclinazione alla discriminazione. E se un iscritto all'Ordine dei Giornalisti può impunemente calpestare ogni codice deontologico riguardo al rispetto per la vita e l'identità delle persone, allora è ovvio che per Jacopo Coghe si configuri la possibilità di poter cercare di sfruttare quel mercato per fare soldi facili col business dell'omofobia.

Non va meglio sui giornali ciellini, i quali dicono ai propri lettori che loro gli ordinano di sostenere che l'odio verso il prossimo sia doveroso e legittimo:



La loro ossessione contro le persone trans lascia trasparire una chiara ideologia, dato che il loro sogno è quello di portarci verso un'ideologia di stampo russo in cui si viene considerati "cristiano" se si odia il prossimo e se si mandano i propri figli a stuprare bambine ucraine di tre anni.
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