De Carli chiede che i figli nati mediante GpA siano registrati a nome di chi non li cresce


Sarà che il partito di Mario Adinolfi campa sull'omofobia, ma lascia perplessi invochino la violazione dei diritti dei bambini per soddisfare il loro odio verso le famiglie lgbt. In un lungo e surreale post pubblicato dal loro Mirko De Carli, leggiamo:

Leggendo la rassegna stampa di ieri mi sono imbattuto in una riflessione a firma Chiara Lalli per il Fattoquotidiano. La giornalista cerca di rifarsi alla battaglia delle femministe italiane del dopoguerra per vedere riconosciuti, dalla legge italiana, gli stessi diritti per i figli naturali e i figli nati fuori dal matrimonio (i cosiddetti "figli illegittimi") per condannare i tribunali italiani sanzionati dalla CEDU (Corte europea dei dirittidell'uomo) che hanno ritenuto di non poter trascrivere gli atti di nascita (con relativo riconoscimento di genitorialità) a diversi bimbi concepiti all'estero con l'utero in affitto.

In realtà sono nati mediante GpA, ma De Carli preferisce il termine coniato dai gruppi neofascisti. E se le figlie di secondo letto del capo del suo partito non sono considerate prive di diritti, dovrebbe ringraziare quelle femministe che parrebbe disprezzare in ode ad un partito che invoca la sottomissione femminile.

Secondo De Carli, quei bambini non meritano una famiglia:

Una riflessione fintamente sentimentale che cerca di ammorbare il lettore provocando in lui la classica dinamica dei sensi di colpa dell'adulto irrisolto verso una piccola creatura indifesa che si vede negare il diritto a una famiglia. Appunto, il problema vero che ci si dovrebbe porre è qui: non il diritto "a una famiglia" ma "alla sua famiglia". Nell'esaminare il travaglio culturale e sociale che ha visto raggiungere il sacrosanto diritto di un bimbo di vedersi riconosciuto nella sua natura di figlio attraverso un processo legislativo e giudiziario che accerti il diritto-dovere di essere (ed esserci) padre e madre Lalli non pone l'attenzione su un punto decisivo: quella donna e quell'uomo sono i genitori biologici e hanno un legame con quella piccola creatura che lo Stato ha il dovere di riconoscere, tutelare e vedere vissuto nel miglior interesse del soggetto più fragile (il minore).

Insomma, lui sostiene che a contare sia solo il legame biologico. Quindi, secondo il suo ragionamento, uno stupratore che ingravida la sua vittima sarebbe più padre di chi cresce i figli. Poi, ripetendo i soliti slogan coniati dal suo partito, si inventa che un eterosessuale che vuole un figlio non sarebbe egoista e un gay che cresce un figlio lo sarebbe:

Tentare un quantomeno improbabile paragone con le vicende drammatiche e disumane di bimbi nati all'estero e strappati dalle braccia delle loro madri dopo il parto per realizzare il desiderio egoistico di un adulto è un esercizio privo di amore verso queste piccole creature. È la conferma di una civiltà che involve sistematicamente snaturando la natura stessa del diritto tentando di plasmarlo da strumento di tutela dei soggetti più deboli ad arma con cui trasformare i propri desideri in diritti.

Fantasticando sulla Costituzione, si inventa che la nostra carta sancirebbe che bisogna vietare la famiglia ai figli die gay e che privarli dai loro genitori sarebbe a loro tutela:

Coraggiosi quei giudici che, applicando la Costituzione e la legislazione italiana vigente, hanno avuto la forza e la tenacia di non conformarsi a questa deriva ideologica e hanno aperto un serio dibattito su un tema così decisivo per il paese (soprattutto in tempi di inverno demografico): la questione ora è tutta politica. Il Governo si fermerà alla propaganda, seppur condivisibile, del reato universale dell'utero in affitto o sarà capace di costruire un assetto normativo in grado di arginare concretamente queste pratiche, tutelando al tempo stesso il diritto alla propria mamma e al proprio papà di questi bimbi apolidi?

Arriva poi la sua surreale proposta:

Una soluzione provo a lanciarla: attivare l'anagrafe nazionale affinché riconosca nel documento di identità italiano del bimbo o della bimba la mamma e il padre biologico (anche se straniero) facendo sì che, anche se cresce con adulti che non sono i suoi genitori, quella piccola creatura veda riconosciuta le sue radici e possa, compiuti i 18 anni, scegliere come meglio vivere i propri rapporti familiare.

Come no. Prendiamo una donna che non vuole figli e le imponiamo doveri su una bimba cresciuta con genitori che non potranno da4rlke manco l'eredità pur essendo i suoi genitori. E tutto questo solo perché De Carli strilla che lui non li riconosce come tali. Ed ovviamente chiarisce che per lui è fondamentale che ci sia un genitore maschio e un genitore femminina, anche se in molti casi quei genitori fanno prostituire i figli, li fanno vivere in stato di abbandono o li portano ad essere stupratori.
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