Secondo l'assessora di Fratelli d'Italia, in carcere "non esistono regole di ingaggio"
La destra pare incapace di ogni umanità. Mentre Salvini vuole castrate i detenuti e la Meloni paga i dittatori africani affinché detengono chi scappa da fame e guerre, l’assessora Elena Donazzan di Fratelli d’Italia si è rivolta gli agenti della polizia penitenziaria del carcere Due Palazzi di Padova asserendo: «Non esistono regole d’ingaggio chiare in assoluto, quando abbiamo a che fare con la peggiore umanità. Perché voi non avete a che fare con le signorine. Qua dentro abbiamo la parte degenerata della società».
Premesso che qualcuno potrebbe anche spiegare alla signora Donazzan che tra quei carcerati ci sono numerosi esponenti del suo partito, la sua generazione parrebbe spiegare la connivenza e il lasciapassare istituzionale alle violenze nelle carceri italiane. E neppure è chiaro se la signora ritenga che tutti quei padri di famiglia che portano l'Italia a detenere il primato mondiale nel turismo sessuale non sarebbero “la peggiore umanità” perché girano a piede libero.
Nell'Italia in cui Vannacci fa soldi facili propinando discorsi da bar, l'assessora Donazzan non solo mostra tutta la mediocrità delle sua generalizzazioni riguardo alla popolazione carceraria, ma ha anche detto che "non esistono regole di ingaggio in carcere". E quella è un'affermazione pericolosissima.
La signora Donazzan ha fatto carriera canticchiando motivetti fascisti in radio, difendendo le molestie sessuali degli alpini e insultando le persone transessuali in diretta televisiva. Sostiene che il fantomatico "gender" sarebbe satanico e partecipò ad alcuni congressi omofobi organizzati dall'organizzazione forzanovista Provita Onlus in collaborazione con gli oligarchi russi. Cercò di imporre crocefissi nelle scuole e diramò circolari in cui cercava di convincere i genitori omofobi che esistesse una fantomatica minaccia "gender" che avrebbe messo in pericolo i loro figli.