Anche Porro ci rompe le scatole col presepe


Nicola Porro non ci parla della legge meloniana che mira a vitare la possibilità di dare notizia di arresti e ruberie, preferisce offrire il suo supporto alla legge meloniana che vuole imporre simboli confessionali nelle scuole laiche. Come ogni Natale, infatti, la destra si inventa che serva "proteggere" un Natale che nessuno attacca attraverso l'imposizione di presepi e statuine sacre:



Se contro i gay parla di "dittatura delle minoranze", a sostegno dell'indottrinamento religioso dice che se una singola persona vorrà imporre riti di culto a scuola, gli altri genitori dovranno subire le sue pretese

Una proposta di legge depositata al Senato da Lavinia Menunni, di Fratelli d’Italia, se approvata impedirebbe ai presidi delle scuole di impedire la realizzazione del presepe nei plessi scolastici: se genitori, studenti o componenti di organi scolastici, anche uno solo, volesse mettere il bambinello nella stalla, nessuno potrebbe bloccarlo.
L’obiettivo sarebbe quello di impedire che il Natale si trasformi in una anonima “festa d’Inverno” per rispetto dei bambini non cristiani presenti nelle aule, in quello che Menunni considera “un attentato ai valori e alla tradizione più profonda del nostro popolo”.

Insomma, l'obiettivo è quello di calpestare i principi di laicità e di libertà religiosa. E se potremmo osservare che il Natale è una festa che i cristiani hanno imposto nel giorno della Festa del Sole per rendere confessionale una festa pagana, Porro pare arrabbiato da chi non usa la religione come strumento identitario con cui imporre una religione di stato in stile islamico.

La "riflessione" ch4e dice di voler proporre è quella di Vittorio Macioce, editorialista de Il Giornale. di cui Porro è vicedirettore. Contro la decisione di un singolo istituto, il suo sottoposto scrive:

Non chiamerò mai il Natale ‘festa d’inverno’, il solo pensarlo mi fa venire i brividi, perché al di là di credere in un Dio che si è fatto uomo il Natale è un cardine della civiltà occidentale. È la nostra sacralità, perfino quando arriva come spot pubblicitario. Il mio Natale è guardare con mio padre le commedie di Eduardo, la ‘stoppa’ con gli amici, il cenone di mia madre, i regali che duravano una settimana e i torroni di pasta reale.

Il fatto che parli de "il mio Natale" è indicativo. Infatti non è chiaro perché il suo vivere una festa in un determinato modo dovrebbe essere motivo per comporre la sua visione per legge. Se non altro, persino il dipendente del leghista Aggelucci critica la proposta:

L’idea, però, di fare una legge per tutelare il Natale nelle scuole mi piace davvero poco. Non è con le leggi ad hoc che si fa vivere una cultura. Se serve una legge allora sei già oltre il tramonto di una civiltà. Sei già perduto. Paolo di Tarso scriveva lettere al mondo per raccontare, e interpretare, le parole di Cristo. Forse bisogna ricominciare da lì: lettera ai romani.

Il problema è capire cosa intendano per "civiltà", dato che se fosse per Pillon la sua "civiltà" sarebbe quel Medioevo che lui elogia in ogni occasione. E andrebbe capito se la tradizione debba valere più dei valori, come la libertà e l'inclusività.
Quel che ' certo è che nessuno vuole impedirgli di fare il presepe. Ma loro non si accontentano, sostenendo che quel presepe vada necessariamente imposto agli altri.
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