Il leghista Pillon insulta la Cortellesi, ma probabilmente non l'ha manco ascoltata
«Siamo sicuri che se Biancaneve fosse stata una cozza il cacciatore l’avrebbe salvata lo stesso?». Perché il principe ha bisogno di una scarpetta per riconoscere Cenerentola, «non poteva guardarla in faccia?». E poi, «chi è così ingenua da fidarsi di una strega?».
Questi sono i temi che Paola Cortellesi ha trattato in un monologo sugli stereotipi sessisti contenuti nelle fiabe più conosciute durante l'inaugurazione dell’anno accademico dell’università Luiss Guido Carli di Roma.
Probabilmente l'ex senatore leghista Simone Pillon non ha ascoltato una sola parola di quel monologo, soffermandosi su un titolo che gli avrebbe permettendo di inveire contro la Disney in comunione con Salvini e quel barbuto signore che gestisce l'organizzazione forzanovista Provita Onlus:
Peccato che la Cortellesi non abbia mai detto ciò che Pillon gli infila in bocca, anche se lui non perde tempo a lanciarsi nelle sue invettive contro i vegani, gli ambientalisti, i gay, le femministe e le donne che non permettono a perfetti sconosciuti di limonarle in modo non consensuale. Insomma, Pillon ha sempre una cattiva parola contro chi subisce la sua incessante campagna di istigazione all'omofobia, alla misoginia e all'inquinamento.
Peccato che al massimo la Cortellesi abbia osservato che «Biancaneve faceva la colf ai sette nani», non certamente che quei nani sarebbero stati «troppo laboriosi» come sostiene Pillon. E perché mai il principe sarebbe dovuto essere gay? Non sarà che lo dica solo perché Pillon cerca di fare soldi con l'omofobia e sa che insultare i gay eccita il suo pubblico omofobo?