La destra sceglie il negazionismo davanti all'arresto di Toti
I giorni filo-governativi di proprietà del leghista Angelucci (ossia il deputato che vanta il 99,8% di assenze in Aula pur percependo uno stipendio pieno) sono già scesi in campo per sostenere che l'arresto per corruzione di Toti non debba preoccupare il loro elettorato, al contrario di Soumahoro che va ritenuto colpevole anche se non è mai stato indagato. E così, le loro prime pagine sono tutte dedicate a sostenere che sarebbe contro la loro Meloni che la procura insisterebbe a indagare un partito che definisce "pizzo di stato" le tasse mentre promette impunità agli evasori:
Ed è arrivato anche il solito Nicola Porro, giustizionalista con la Ferragni e garantista con i suoi:
Anche il governo fa quadrato attorno al loro esponente, con il ministro Nordio che si dice «perplesso sui tempi della misura». E di certo fa riflettere un ministeo della giustizia che attacca l'operato dei magistrati. Non è andata meglio con Salvini, il quale dice che «tutti sono innocenti fino a prova contraria». Vero, peccato che quella regola paia valere solo quando gli arrestati sono esponenti di destra e non quando si tratta di immigrati.