Potrro manda Max Del Papa a insultare la sorelal di una donna uccisa con 30 coletllate


Nicola Porro dice che il suo Max Del Papa si sarebbe "cucinato" una ragazza che ha perso la sorella, uccisa da un maniaco con 30 coltellate. Nulla di nuovo, dato che Max Del Papa parrebbe provare piacere nel molestare le ragazzine: che si tratti di insultare Greta per la sua difesa del pianeta o Elena, colpevole di non accettare che gli ammazzino la sorella, ha insulti per tutti:



Il cosiddetto "articolo" è da voltastomaco. Max Del Papa cerca di sostenere che solo una donna del Pd non accetterebbe un maschio bianco che uccide la sorella. Ed ovviamente protesta perché Elena non sta con Israele nel genocidio di Gaza. Insomma, pare il reginetto mancato della banalità populista.

Rincorrendo l'elettorato no-vax, Del papa ci spiega che il problema sarebbero i vaccini e non le donne massacrate, perché lui afferma che "ai tempi della pandemia è successa la tragedia: il potere reticolare, per esempio quello dei sanitari sui pazienti, è diventato ancillare di quello istituzionale".
Insomma, è uno scandalo che su questioni mediche parlassero i medici e non il Salvini di turno, ossia il leader di quel partito che voleva fermare la pandemia intitolato alla Madonna le città.

Riconducendo tutto al suo odio verso chi non è di estrema destra, scrive persino:

Ecco qua, per farla facilissima, un esempio di idea stessa di forza, di oppressione eccetera. Ma la maglietta di baby Cecchettin non lo contempla, non lo sospetta, è tutta autopromozione e riceve, immediato, il feedback della declinante Elly Schlein, al capolinea del suo potere nel politburo piddino ma ancora potente, decisiva al salone del Libro per le clientele e le promozioni che ancora può garantire.
Ha chiesto Francesca Totolo su X: “Perché al Salone non sono state invitate le madri di Pamela, Desirée, Michelle, Celine e delle altre uccise da immigrati?”.

Ah, bhe, se lo chiede la tizia di CasaPound, si capisce quale estrema destra piaccia a Porro. Ed è noioso il loro sostenere che tutto vada riportato al loro razzismo, perché è di quello che loro campano.

Francesca è tutto tranne che ingenua, il suo è il candore polemico di chi non otterrà risposta e lo sa. Ma la domanda va posta. E la risposta è nel silenzio: il salone è articolazione dei pro Pal, degli Askatasuna che marciano in falange ed entrano – perché il potere transeunte di destra ha dato ordine di lasciarli passare, di non complicare le cose, entrano e riescono a boicottare gli ebrei, a orchestrare l’ennesimo episodio di un pogrom perenne.

Quasi compiacendosi della campagna leghista che ha provato ad associare la sorella della vittima al satanismo, aggiunge pure:

Baby Cecchettin usa frasi strampalate, valeriane o schleiniane, che piace sentire al pubblico della narrativa facile, militante, aproblematica di Feltrinellli e del resto dell’editoria grossolana, che vive più di risposte liofilizzate che di domande a lento rilascio, complicate, magari insolubili. Anche fortunata, baby Cecchettin: mentre fa il sermone, piomba una invasata cattolica col crocifisso in pugno per allontanarla in quanto diavola.

Ma davvero il signor Max Del Papa non prova vergogna nello scrivere simili cose?
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