Alessandra Mussolini denuncia le pressioni del Vaticano sul Parlamento in tema di diritti civili


Il Vaticano starebbe facendo pressioni sul Parlamento affinché neghi diritti civili a donne e famiglie omogenitoriali. È quanto ha denunciato Alessandra Mussolini dai microfoni di Radio24. Parlando di diritti civili, ha dichiarato: «Non mi fate parlare del perché l’Italia non legifera su questo… io lo so molto bene, ma non lo voglio dire». Sollecitata dal cronista ha aggiunto: «Perché ci sono influenze religiose molto importanti. Gli emendamenti passano…».
La Mussolini non ha negato le ipotesi dell'intervistatore sul fatto che gli emendamenti di deputati e senatori passano al vaglio del Vaticano o della Cei prima dell’approvazione in Parlamento, ma ha raccontato un episodio avvenuto durante la XIV legislatura, quando lei era una deputata di Alleanza nazionale e stava seguendo l’iter parlamentare della legge 40/2004 che regolamenta la procreazione medicalmente assistita.
Mussolini annunciò che aveva ottenuto dal leader Gianfranco Fini il via libera per proporre un emendamento che «stabilisce la diagnosi preimpianto e riguarda la revoca del consenso da parte della donna, nel caso di un embrione malato». «Non si può costringere una donna a farsi impiantare un embrione malato», dichiara. Ma quell’emendamento non fu mai approvato perché «non volevano la diagnosi preimpianto. È un’assurdità: non è che tu produci gli embrioni e poi devi mettere tutto quello che hai prodotto nell’utero della donna, come se la donna fosse un laboratorio, una specie di contenitore. Bisogna invece selezionare gli embrioni che possono attecchire, ma anche vedere se ci sono malattie… Questa è civiltà, è libertà». «Sono stata mandata via dalla commissione e, al mio posto, sono entrati gli ultracattolici», i quali avevano una loro proposta: «Mettiamo tutto nel corpo della donna. Poi, al limite, si ricorre all’interruzione di gravidanza».
Secondo la Mussolini, quella «crudeltà nei confronti della donna» andrebbe imputa alle pressioni d’Oltretevere. E il voler legiferare in materia di diritti civili sarebbe stato sempre più difficile «perché gli emendamenti venivano sottoposti al vaglio… e poi tornavano indietro».
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