Secondo Coghe, l'intollerante non dovrebbe sentirsi "subordinato" al rispetto


Non sappiamo perché Jacopo Coghe si creda giudice o perché sia convinto di combattere una partita contro le vittime della sua propaganda, ma di certo sappiamo che pare una sconfitta per l'intelligenza il suo scrivere:



Il tizio citato da Coghe è un noto hater di estrema destra molto attivo nella promozione del degrado etico e morale, motivo per cui il solo fatto che Coghe citi simili personaggi non fa che portare discredito alla sua propaganda. E se volessimo applicare il loro cosiddetto "ragionamento", nel momento stesso in cui Jacopo Coghe si reputa un uomo e voi lo doveste ritenete qualcosa di più abominevole, sarebbe dunque vostro diritto insultarlo pubblicamente? In fondo, perché mai la vostra percezione dovrebbe subordinarsi alla sua? A detta sua, voi avreste ogni diritto di apostrofarlo come più vi aggrada, anche se quei termini manifestassero tutta la repulsione che un tale essere potrebbe suscitarvi.

Ma realtà il "ragionamento" proposto dal portavoce di Provita Onlus pare così stupido da sembrare umiliante per lui e per i seguaci della sua setta. Infatti non è difficile capire la differenza tra il suo volersi imporre sugli altri e le persone che decidono per sé stesse. Quindi non è che se lui dovesse decidere che lo stupro debba essere ritenuto accettabile, allora sarebbe da ritenersi "subordinazione" il fatto che chi commette quel reato sia messo in galera. Perché non funziona così.
Quindi lui potrà anche odiare tutte le donne che vuole, ma nulla lo legittima a mancare loro di rispetto perché quella è una violenza.
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