Il governo Meloni dichiara guerra alla legalità, Salvini definisce "porci" i migranti


Salvini pare aver superato ogni limite arrivando a dichiarare che i migranti sarebbero "porci" da paragonare a "cani".
Da ex-padano che chiedeva la secessione di una inesistente "Padani" in quanto convinto che chi vivesse al di sopra delle "sacre acque del Po" fosse superiore a quegli italiani che lui insultava con cori razzisti durante la sagre leghiste, è nell'ennesimo attacco alla magistratura che ha convocato il Consiglio federale della Lega dopo "l'attacco all'Italia e agli italiani sferrato da una parte di magistratura politicizzata".
Il riferimento è al provvedimento sul caso Albania e al processo Open Arms. Ed è a loro che il leghista ha dichiarato: "I confini sono sacri, non possono arrivare in Italia cani e porci".

Non va meglio col ministro della giustizia che attacca i giudici, sostenendo che non dovrebbero intralciare i set fotografici che la signora Mileno ha allestito in Albania per fotografare persone sgradite all'elettorato di destra che vengono trattenute in campi di prigionia dopo una deportazione illegale.

Ed anche Giorgia Meloni parrebbe ambire alla dittatura. Perché il suo sostenere che la magistratura non dovrebbe chiedere il rispetto della legalità ai politici, soprattutto se la deportazione illegale di esseri umani potrebbe portarle profitti, è un atto di una gravità inaudita:



Al solito, sostiene che essere stata vitata da una minoranza della minoranza votante la legittimerebbe ad atteggiarsi da duce. Ma la legge è legge e lo stato non è il Grande Fratello, quindi non basta vincere al televoto per poter infischiarsene della legalità.
Ed è ignobile sostenga che i giudici sarebbero politicizzati perché applicano la legge. Eppure basterebbe non volare la legge e potrebbe fare altre leggi oscene come quelle con cui ha concesso ai comuni la possibilità di poter affidare i lavori pubblici agli amici o con cui ha limitato il diritto id manifestazione.
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