Sui migranti Meloni attacca la giustizia: «Qui governo io»

Il Consiglio dei ministri ha scelto una forzatura per cercare di salvare il progetto propagandistico dei lager albanesi voluti da Giorgia Meloni.
La loro trovata è stata quella di rendere norma primaria l'indicazione dei Paesi sicuri per il rimpatrio che "il giudice non può disapplicare" e "se la ritiene incostituzionale può fare ricorso alla Consulta".
In tal modo, il tribunale di Roma non avrebbe potuto applicare una sentenza della Corte di giustizia Ue che contrasta con le decisioni della Meloni in tema di graduatoria di Paesi ritenuti sicuri. E per garantire più deportazioni, 19 nuovi stati sono stati inseriti nei Paesi ritenuti "sicuri" dalla destra italiana.
Per Giorgia Meloni l'imperativo è trovare una pezza che le permetta di trovare prigionieri da portare in quelle sue Guantanamo albanese in cui 100 agenti sono attualmente pagati per non sorvegliare nessuno.

Critiche sono giunte dalla CEI: «I migranti non sono pacchi». Ed anche la Corte di Giustizia Ue ricorda che non è possibile per i governi degli Stati membri Ue espellere migranti, neppure in caso di diniego della domanda di asilo, in Paesi terzi in cui corrano il rischio anche solo in parte di condanne a morte, torture o trattamenti degradanti.

Forse è Il Giornale ad aver ben riassunto il vero tema col titolo: “Meloni ai giudici: governo io”.

Il tema non è

Di certo, quello che è chiaro è il messaggio che si è voluto trasmettere. Lo riassume bene il titolo del Giornale: “Meloni ai giudici: governo io” ed è un messaggio che Alessandro Sallusti nel suo fondo spiega rivolto ad una “magistratura politicizzata” che finalmente questo governo avrebbe deciso di prendere di petto. Il condizionale è d’obbligo, perché certi malumori albergano anche in Fratelli d’Italia, come scrive nel suo retroscena Francesco Olivo su la Stampa: “Nel partito sono certi che l’atteggiamento considerato ostile sui migranti, nasconda in realtà una preoccupazione sulla riforma della giustizia, in particolare sul sorteggio dei membri del Csm, che toglierebbe peso alle correnti delle toghe. Nel frattempo, la maggioranza accelera sulla separazione delle carriere, l’altra riforma duramente osteggiata dalla magistratura”.


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